ROMA (28 aprile) – Sono tornati in libertà Mugurel Goia e Ionut Barbu, i due romeni accusati di aver favorito gli stupratori di Guidonia. Niente più domiciliari, che tante polemiche avevano scatenato. Niente restrizioni. La legge prevede tre mesi di carcerazione preventiva per il reato di favoreggiamento, e così la procura di Tivoli non ha potuto bloccare la decorrenza dei termini e se li è ritrovati liberi. Ancora prima, però, di riuscire a stabilire con certezza quale sia stato il loro vero ruolo nella rapina e nello stupro avvenuto a Guidonia il 22 gennaio scorso. Goia e Barbu dovranno rispettare un’unica condizione: rimanere in casa dalle 22 alle 6 del mattino.
I due romeni vennero arrestati insieme ad altri connazionali alla fine di gennaio, dopo una caccia serrata da parte dei carabinieri del Nucleo operativo di via In Selci. Erano in sei: quattro hanno finito con l’ammettere la violenza sessuale, uno ha raccontato al gip di aver solo aiutato il gruppo di criminali a fuggire, mentre il sesto ha negato ogni coinvolgimento nella vicenda. Le intercettazioni hanno fatto il resto. Gli stranieri parlano tra di loro e dicono che devono andare al Nord: «perché qui ci beccano – spiegano – abbiamo combinato un casino».
Il quadro accusatorio emerso dalle indagini viene accolto dal gip Cecilia Angrisani, ma per Goia e Barbu le porte del carcere si aprono, ottengono i domiciliari, anche perché – è una delle motivazioni – hanno una casa dove risiedere e dove poter essere controllati. Il loro ruolo, però, non è del tutto chiaro. Così le indagini proseguono. Ma gli accertamenti tecnici non vanno di pari passo con i tempi della legge. Tre mesi di carcerazione preventiva passano in fretta e i due ritornano liberi come l’aria.
Viene da chiedersi come sia potuto accadere. Perché la Procura non è intervenuta per bloccare la scarcerazione. È ancora vivo il ricordo del racconto di Anna, delle atroci violenze subìte. Quello di Mario, il suo fidanzato, rinchiuso nel portabagagli della Opel e costretto a sentire mentre la sua ragazza veniva stuprata una, due, tre, cinque volte. È mai possibile che Goia e Barbu non sapessero chi stavano aiutando? Che non avessero visto in tivù o letto sui giornali quello che era accaduto? Il procuratore di Tivoli Luigi De Ficchy, che coordina l’inchiesta con il pm Marco Mansi, avrebbe voluto bloccare in qualche modo la liberazione, ma avrebbe potuto farlo solo chiudendo l’inchiesta e notificando il 415 bis alle parti. In realtà, sottolineano, non è stato possibile perché è ancora in corso un incidente probatorio nel quale si sta cercando di stabilire se i due presunti favoreggiatori abbiano avuto un ruolo anche nella violenza sessuale e nella rapina. La vittima ha ricordato di essere stata stuprata da cinque persone. Gli indagati in carcere per quel reato sono quattro. Gli inquirenti vogliono sapere se può aver partecipato anche uno degli altri due. È per questo che hanno sottoposto all’esame del Dna Goia e Barbu, ma i difensori hanno voluto che i risultati venissero riferiti durante un incidente probatorio, che è ancora in corso (l’udienza doveva essere fissata proprio in questi giorni), e questo ha allungato i tempi per la chiusura del fascicolo.
La speranza, ora, è che i due non si rendano irreperibili. I carabinieri li controllano di continuo. Il crimine commesso a Guidonia, a gennaio scorso, è troppo atroce perché (qualora il tribunale li riconoscesse colpevoli) la pena non trovi piena esecuzione.
Mi sembra evidente che, le maglie della nostra legislazione cavillosa ed eccessiva spesso ledano (in ossequio al tentativo di assicurare il massimo garantismo) l’autorevolezza e la forza della nostra Magistratura. Ritengo che l’Italia abbia sempre più bisogno di una radicale riforma della Giustizia, che la renda più efficace e meno lontana.
Ad maiora