Di Pierluigi Magnaschi su ITALIA OGGI
L’analisi
In questi giorni è stato inaugurato a Roma il nuovo museo Maxxi, progettato fin dal 1999 dall’architetto iraniana Zaha Aidid e inaugurato adesso, con una certa precipitazione, visto che non sono ancora disponibili le opere d’arte che dovrà contenere. L’inaugurazione vera e propria avverrà non prima dell’estate prossima. L’inaugurazione anticipata ha però consentito di mostrare un’assoluta meraviglia architettonica. L’edificio dell’Aidid, infatti, è, esso stesso, un’opera d’arte a se stante. Al Maxxi, infatti, tutti i grandi quotidiani del mondo hanno dedicato un largo spazio e commenti entusiastici. The Times due pagine, le Monde una pagina intera. Chi c’è dietro questa opera e le altre grandi opere che stanno trasformando Roma, da città cinquecentesca e rinascimentale in una che ha un messaggio estetico e funzionale contemporaneo da lanciare al mondo? Nessuno lo ha rilevato e, non si sa perché, nemmeno l’interessato. Il merito va a Francesco Rutelli, che fu sindaco di Roma tra il 1993 e il 2001 e che passerà alla storia, non certo per essere uscito dal Pd, ma per aver avviato la realizzazioni di grandissime opere architettoniche, lottando contro tutti e, in primo luogo, contro la burocrazia blocca-tutto, che ti prende per sfinimento. Del museo Maxxi si è già detto. Ma bisogna ricordare anche lo stupefacente Auditorium di Renzo Piano, una struttura che, oltre a essere stupenda, produce soldi e non pesa sulla casse del Comune. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici voleva bloccarlo, perché sosteneva che non sarebbe stato in piedi. Rutelli minacciò una protesta pubblica. L’opera venne approvata. Ed è ancora in piedi. Che dire poi della Teca dell’Ara Pacis di Richard Mayer, contestatissima ma anche bellissima, sempre voluta da Rutelli? E del Palazzo dei Congressi (la famosa «Nuvola») progettato da Massimiliano Fucksas che è ancora in costruzione, ma che nacque, come idea, negli anni architettonicamente febbrili di Rutelli sindaco? Per non parlare della rigenerazione dell’area dei Mercati generali progettata da Rem Koolhaas e dell’altrettanto stupefacente Museo Macro disegnato da Odile Decq. Insomma, negli anni del sindaco Rutelli è nata la Roma del Terzo millennio, che ha rinverdito i grandi fasti del passato, superando il corsetto del bricolage architettonico nel quale è stata costretta in tutto quest’ultimo dopoguerra, un periodo di caldarrostai schiantato dalle idee di Rutelli. Altro che la Margherita e cose analoghe. Chissà perché Rutelli mena vanto di queste piccole manovre politiche e non della rivoluzione architettonica romana, oggi all’attenzione (stupita) degli esperti di tutto il mondo?