Nasco nell’idea, formata negli anni, che le catogorie concettuali, intese come semplificazione a fini conoscitivi della realtà, ancor prima che ambito filosofico, siano utili strumenti per l’uomo, interprete della realtà, per conoscere il mondo e ciò che più genericamente è altro da sè.
Come tutti gli strumenti, i mezzi, tali categorie devono servire e non cristallizzarsi, divenire ideologie. Per loro natura debbono essere strumenti duttili, malleabili per conoscere il reale e non devono esse stesse essere fraintese come il reale cristallizato.
L’uomo uguale a se stesso, cambia in ambiti temporali ridotti, così cambia il reale e così dovrebbero cambiare gli strumenti, i mezzi, le categorie per leggere la realtà.
Di questo le ideologie, specie le più forti non se ne accorgono! E’ quello che, ahimè, accade alla Sinistra italiana in crisi, perchè incapace, su un tema ad esempio come quello del multiculturalismo, di dare risposte adeguate, quasi che, modificare gli strumenti, sia abiura verso un passato ideologico, che allora tanto passato non è.
Si vive un nostalgico passato in cui, dietro il paravento di una sedicente superiorità culturale, posizioni semplici e adeguate come quella del politologo fiorentino Giovanni Sartori e di Francesco Rutelli sul multiculturalismo vengono lette come apostasia rispetto… rispetto ad una weltashaung forgiata su realtà e problematiche passate profondamente diverse.
Mi sembra invece che Rutelli e Sartori sul concetto di multiculturalismo abbiano idee chiare e, direi, di buonsenso.
Secondo Zygmunt Baumann, sociologo polacco “il multiculturalismo “farà il gioco della globalizzazione priva di freni politici”. “Le forze globalizzatrici hanno mano libera con tutte le loro devastanti conseguenze, di cui la più diffusa è la montante ineguaglianza intersociale e intrasociale.”
Ritiene ancora che Il nuovo culturalismo [multiculturalismo], al pari del vecchio razzismo, mira a placare gli scrupoli morali e a interpretare la realtà dell’ineguaglianza tra uomini o come una condizione che travalica la capacità d’intervento umana (nel caso del razzismo) o come uno stato di cose in cui gli esseri umani non dovrebbero intervenire”.
Per entrambe le posizioni, si tratta di accettare l’ineguaglianza: nella precedente formula razzista l’accettazione del “diverso” era mirata a modificare e selezionare l’uomo secondo il criterio dell’«ordine sociale perfetto» eliminando e scartando le razze e culture inferiori incapaci di riprodurre standard umani decenti.
Nella nuova formula multiculturalista, sempre secondo Bauman invece, questa accettazione è mirata a trovare “forme di coabitazione soddisfacenti o quanto meno accettabili: se non appare possibile alcuna revisione dell’ordinamento sociale […] allora appare logico che chiunque abbia diritto di cercare il proprio posto nel fluido ordine della realtà e di accettare le conseguenze di tale scelta”.
Giovanni Sartori. Nel suo saggio sulla società multietnica (‘Pluralismo, Multiculturalismo ed estranei’) sostiene una forte distinzione tra il pluralismo dei valori ed il multiculturalismo. Il primo, inteso come valore fondato in primis sulla tolleranza, garantisce la coesistenza pacifica e democratica di ambiti socio-culturali differenti; il secondo, visto come una commistione caotica di valori e culture dissenzienti.
Sartori ritiene, giustamente, a mio avviso, che l’Islam sia una religione fideista e lo stesso ritiene Rutelli laddove afferma, nell’intervesta sul giornale del 06.01.2010, che “la cultura prevalente in Islam non è laica”. e su questa idea si dice contrario al multiculturalismo.
La cittadinanza dice Rutelli non è un punto d’arrivo, ma semmai un punto di partenza legale per nuovi diritti e doveri personali e, pertanto, propone un percorso, funzionale all’ottenimento della cittadinanza del tipo della patente a punti.
Mi sembra un idea elegante, moderata e lungimirante contro la xenofobia di certa destra e della Lega e la inadeguatezza delle opzioni a sinistra, inadeguate perché preconcette e legate ad un mondo che non c’è più.
Ad maiora e buon 2010 a tutti.