E’ di questi giorni la notizia di 35 impiegati del comune di Sanremo agli arresti domiciliari per truffa ai danni dell’amministrazione. La cronaca ci racconta di “lavoratori” (in totale sono 200 gli indagati) che una volta strisciato (oppure mandavano i familiari a farlo) il badge di entrata preferivano (spesso e volentieri) impiegare le loro energie e il tempo lavorativo per fare altro.
Aldilà dei reati compiuti (basta e avanza) quello che spaventa è il numero degli impiegati coinvolti e la tranquillità/senso di impunità con la quale agivano.
In genere sono un acerrimo nemico del qualunquismo, degli slogan, dell’argomento semplice e che punta demagogicamente a procacciare consensi semplici e che non implichino un ragionamento sulla complessità della realtà.
Tuttavia sono profondamente indignato da questa vicenda e lo sono innanzitutto per la quantità dei casi e per l’arroganza degli atteggiamenti.
Spesso anche su queste pagine mi avete trovato a difendere (spesso contro corrente!) politici, dirigenti, imprenditori, dipendenti pubblici e financo i cc.dd. poter forti nella profonda convinzione che le questioni vadano affrontate non con superficialità, ma a fondo se l’obiettivo non è quello di ricevere un applauso, ma quello di migliorare realmente le cose: si chiama riformismo!
Ma questa dei furbetti di Sanremo non si può vedere e sentire e, ne sono certo, indigna e fa arrabbiare anche e soprattutto la miriade di dipendenti pubblici e non che quotidianamente e fra mille difficoltà di ogni tipo anche ingenerate dal malgoverno svolgono spesso silenziosamente con zelo ed abnegazione il proprio lavoro.
Non solo, ma è possibile credere che chi avrebbe dovuto vigilare non sapesse niente? Se non si è presenti in ufficio, se la scrivania è vuota, se il lavoro non va avanti, si vede! Eppure lo facevano in tanti, con una disinvoltura tale da far pensare che fosse quella la prassi.
Le indagini duravano da un anno e mezzo, non si tratta quindi di azioni sporadiche bensì di comportamenti abituali. Da cittadino comune mi chiedo: perché?
Perche degli individui che rivestono incarichi pubblici ignorano e calpestano la funzione che è stata loro affidata?
Cosa dà loro la convinzione di potere impunemente violare le leggi a discapito della comunità tutta?
Perché le figure gerarchiche preposte non sono intervenute?
Ancora una volta ci toccherà attendere le risposte dalla magistratura, ma forse è arrivato il tempo che ci si interroghi, all’interno delle amministrazioni pubbliche, per trovare delle soluzioni (statene certi che Sanremo non è un caso isolato) serie ed efficaci per debellare questo malcostume.
Un’ultima cosa (ma non per questo meno importante), oltre all’enorme danno di immagine ed economico subito dall’amministrazione, si farà finalmente qualcosa per proteggere i dipendenti onesti (la maggioranza), quelli che portano avanti la baracca, dai loro colleghi disonesti? O gli vogliamo mettere tutti nello stesso calderone (“tutti colpevoli, tutti innocenti”)?
Ultima notazione. Vengo anche a scoprire che i dipendenti arrestati erano sui social i più agguerriti nemici della casta. E quasi tutti simpatizzati del moralizzatore Movimento Cinque stelle. Chi come me ricorda come nel periodo di tangentopoli i moralizzatori anti sistema sono quelli che oggi rappresentano nell’immaginario collettivo la casta e, pertanto, non mi stupisco… la storia è ciclica e soprattutto come diceva Indro Montanelli “Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante“.
Sono convinto che dovrebbero essere i sindacati e i dirigenti stessi a denunciare i furbetti dei cartellini, per tutelare il lavoro e il buon nome loro e dei tanti che si fanno quotidianamente il mazzo.
Serve un segnale forte per capire da che parte tira il vento.