E’ dei giorni scorsi la notizia del suicidio di una giovane donna a causa della cosiddetta gogna mediatica dei social network. Questo triste episodio riporta alla ribalta problematiche che stanno entrando sempre più nelle nostre esistenze sia in maniera diretta che indiretta (tramite figli, amici… ). Indubbiamente bisognerà pensare a qualche forma ulteriore di regolamentazione della rete, in special modo per quanto riguarda la privacy degli utenti, ma una riflessione su noi stessi che usiamo la rete è doverosa farla.
Internet è probabilmente la scoperta più rivoluzionaria degli ultimi vent’anni che ha di fatto rideterminato i nostri comportamenti e stravolto modalità comunicative. Non sto qui a fare la lista (lunga) delle cose positive che ha portato nella nostra vita, non voglio discutere l’indiscutibile valore della rete, non posso però ignorare il rovescio della medaglia e la sua pericolosità.
L’accesso indiscriminato da parte di ciascuno di noi a una miriade di informazioni in ogni campo, da quello più pubblico a quello privato (per non dire intimo) delle persone ha evidenziato la necessità e la consapevolezza di dover accostarsi a queste nuove forme di comunicazione con determinate cautele e una serie di regole.
Poter accedere a piattaforme illimitate, che garantiscono l’anonimato e praticamente deresponsabilizzano da ogni ipotetico danno, hanno consegnato di fatto a certe nostre debolezze umane un palcoscenico immenso in cui poter sfogare i nostri istinti più bassi a costo zero, incuranti (nel migliore dei casi ) delle sofferenze che potrebbero arrecare.
La menzogna, l’invidia, la violenza verbale, la vendetta, la diffamazione sembrano farla da padrone in alcune aree del web e in maniera particolare sui social network che, nati esattamente per i motivi opposti (ricontattare vecchie amicizie, rinsaldarne nuove, la possibilità di scambiarsi informazioni nell’immediato in maniera collettiva abbattendo le distanze fisiche…) si trovano a dover “gestire” loro malgrado un gigantesco vaso di pandora sempre più aperto.
Ad maiora