Beniamino Andreatta
BOLOGNA – Dopo oltre sette anni di coma è morto oggi a Bologna Beniamino Andreatta. Economista, più volte ministro, esponente di primissimo piano della Democrazia Cristiana, tra i fondatori prima del Partito Popolare e poi dell’Ulivo, era da tempo ricoverato nel reparto di rianimazione dell’Ospedale Sant’Orsola dopo che un malore lo aveva colpito il 15 dicembre 1999 nel suo banco della Camera dei deputati, durante le votazioni della Finanziaria.
Beniamino Andreatta era nato a Trento, l’11 agosto 1928. Dopo essersi laureato in giurisprudenza all’Università di Padova nel 1950, aveva studiato economia alla Cattolica di Milano e a Cambridge, ed era poi diventato docente universitario. Nel corso della sua attività accademica ha insegnato alla Cattolica di Milano e nelle università di Urbino, Trento e Bologna. Tra i suoi allievi, l’attuale premier Romano Prodi che fu anche suo assistente a partire dal 1963.
L’impegno politico di Andreatta risale agli anni Settanta, quando fu consigliere finanziario del governo presieduto da Aldo Moro. Nel 1976 fu eletto in Parlamento nelle liste della Democrazia cristiana. Da allora è stato sempre rieletto, prima alla Camera, poi al Senato, fino alle politiche del 1994.
Ha ricoperto numerosi incarichi ministeriali di
rilievo: fu ministro del Bilancio nel governo di Francesco Cossiga (1979-1980) e ministro del Tesoro dal 1980 al 1982 con Arnaldo Forlani e Giovanni Spadolini. Nel governo Spadolini fu protagonista di quella che passò alla storia come la ‘lite delle
comari’: uno scontro con il ministro socialista delle Finanze Formica che fece cadere il governo.
Richiamato ancora al Bilancio nel primo governo di Giuliano Amato, è stato ministro degli Esteri nel governo di Carlo Azeglio Ciampi dal 1993 al 1994. Il suo ultimo incarico ministeriale è stato alla Difesa, nel primo governo presieduto da Romano Prodi, nel 1996.
Andreatta è stato anche europarlamentare e vice presidente del Partito Popolare Europeo dal 1984 al 1987.
Il 15 dicembre 1999, nel corso di una seduta parlamentare sulla Finanziaria, ebbe un grave malore e finì in coma profondo come conseguenza di un’ischemia cerebrale. Da allora è vissuto in stato vegetativo, tenuto in vita dalle apparecchiature mediche.
E’ morto uno dei simboli del cattolicesimo democratico in Italia
A me e a molti altri mancherà la sua guida intelligente e discreta.