…dopo le ferie estive.

Cari amici,

dopo un periodo di meritato riposo, mi rivolgo a voi per riprendere insieme il percorso,  imposto dal desiderio comune di vedere questa nostra città meno preda della malavita (come dimostrano recenti fatti di cronaca), più pulita, di più alto tenore culturale e sociale.  Recentemente è stato fatto un accordo, a livello consiliare,  tra API e UDC ( in vista di un più compiuto terzo polo), proprio per consentire  la rinascita di una città, piegata da tempo alle logiche di un governo, tutto preso da assetti interni, da rimpasti e da interessi vari, che nulla hanno a che fare con le reali esigenze dei cittadini, che ogni giorno combattono per la soluzione di problemi concreti, cittadini  a cui nulla interessa di una maggioranza litigiosa e inconcludente. Continuerò ad informarvi puntualmente di quanto accade, a livello politico, nella nostra città e vi chiederò la massima collaborazione per portare a termine insieme progetti concreti per il bene di tutti. Feste, festicciole e ameni incontri di cittadini, come spesso accade, con conseguente dispendio economico,che questa maggioranza ha il vezzo di organizzare, non servono certo ad attutire i drammi di tante famiglie né tanto meno a risolverli.  Con coraggio riprendiamo la via intrapresa all’interno di una terza via, capace di  modificare finalmente un sistema, che ha fatto ormai il suo corso. Ad maiora.

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…prima delle ferie estive

Qualche considerazione prima di andare in ferie.

L’amministrazione comunale di Guidonia Montecelio risulta ingessata da diversi mesi.

Intanto l’annosa questione del rimpasto/azzeramento della Giunta Municipale. Se ne parla da sei mesi e più, ma nulla è stato fatto. Il Sindaco Rubeis rassicura, ormai da più di un anno, le diverse aree della sua Maggioranza sulla possibilità di aggiustamenti, ma poi nulla fa.

La verità è che il muovere qualcosa negli assetti determinerebbe sconvolgimenti che si sa da dove inizierebbero, ma non dove finirebbero. D’altra parte in Città e in seno all’Amministrazione (basta ricordare la vicenda delle dimissioni del Capo di Gabinetto) lo scontento e la disillusione sono diffusi e il temporeggiare, se nell’immediato ha un vantaggio, alla lunga porterà alla vera IMPLOSIONE di questa dannosa Maggioranza.

Il Consiglio comunale –  nelle mani degli abusi e delle convenienze del Presidente Sassano, pessimo Sindaco quando ricoprì quel ruolo ed oggi pessimo Presidente del Consiglio – non delibera ormai da mesi se non su mozioni dell’opposizione, che vengono sistematicamente disattese. Il ruolo dei Consiglieri comunali e dell’assise è svuotato mai come ora, a discapito di camere decisionali e compensative più ristrette. In sostanza: si riuniscono Rubeis e Bertucci e decidono, facendo finta, poi, di fare passaggi in Maggioranza e facendo credere agli altri Consiglieri di coalizione di essere compartecipi di una decisione in effetti già presa.

Dal canto suo la Giunta delibera, spesso illegittimamente al posto del Consiglio, e produce delibere ed atti, che rappresentano favori e favoretti agli amici di turno, con l’intesa – tacita – fra le varie anime che ciascuno nel “suo” assessorato “fa ciò che vuole”, noncuranti del fatto che non si tratti di Assessorati propri, ma di Settori che appartengono ad un’Amministrazione comunale e, in definitiva alla Città.

Insomma uno scenario deprimente, fra colate continue di cemento e illegittimità diffusa.

Sul fronte dell’opposizione si comincia a dialogare con riferimento alla costruzione di una possibile e valida alternativa rispetto alla quale la città è già pronta, ma non le forze in campo.

Insomma Guidonia Montecelio non ne può più di Rubeis e dei suoi, incapaci, inefficienti, incompetenti e dannosi, ma non c’è ancora un’alternativa seria e credibile.

Forse un commissariamento di governo di un po’ di tempo permetterebbe la decantazione dei problemi, ma soprattutto eviterebbe alla Città ed ai suoi cittadini ulteriori disastri ed ipoteche sul futuro.

Ad maiora

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Destra a Guidonia Montecelio e l’incapacità di una classe dirigente

Alcune brevi riflessioni sullo stallo politico guidoniano.

Nel 2009 Rubeis e la Destra di Guidonia vinsero una difficile campagna elettorale con il sostegno non ufficiale, ma sostanziale delle forze riformiste della Città, sulla promessa di proseguire un percorso di risanamento etico della pubblica amministrazione e sulla promessa di continuare ad efficientare la macchina ridondante del Comune di Guidonia Montecelio.

Su queste questioni c’è chi a Guidonia, pur turandosi il naso, preferì Rubeis a Pagano nel turno di Ballottaggio.

A due anni di distanza,  il giudizio è di un assoluto fallimento: etico, amministrativo, politico.

A parte le inaugurazioni di opere pubbliche pensate, finanziate ed appaltate dalla precedente amministrazione, la Giunta Rubeis, di assoluto basso profilo (ma questo era già stato autorevolmente notato),  dal punto di vista etico si è contraddistinta per le assunzioni clientelari, per le spese folli nel settore cultura per manifestazioni, a cui nessuno partecipa e che i cittadini pagano, una gestione allegra degli appalti pubblici, la mancanza di pianificazione urbanistica, colate di cemento un po’ ovunque senza un piano strategico ed un Sindaco, che è ormai noto per mistificare la realtà, ma soprattutto per raccontare a tutti gli eventuali interlocutori una versione diversa dei fatti.

Dal punto di vista amministrativo: oltre a scelte irrazionali nella definizione del piano delle opere pubbliche, oltre ad aver abbandonato nel degrado più assoluto i quartieri periferici della Città, non ha raggiunto significativi risultati in nessun ramo dell’amministrazione. Ha privilegiato l’edilizia  alla pianificazione urbanistica, una gestione della differenziata pessima e con incredibili ritardi di attuazione (difficile sarebbe stato fare peggio di come è stato fatto); due bilanci disastrosi sia sul profilo delle entrate che su quello delle spese.

Dal punto di vista politico  il monocolore PDL in chiave prospettica non ha ricucito con La Destra di Messa  nè ha gettato ponti al centro dello schieramento: il Sindaco è riuscito nel difficilissimo compito di ricompattare le anime divise e lacerate dell’opposizione di centro sinistra.

Peggio, insomma, su tutti i fronti, non si poteva fare.

Ricordiamo al Sindaco che è a circa metà del suo mandato, ma che difficilmente i cittadini di Guidonia vorranno rimettere le sorti del proprio Comune in mano ad una classe dirigente di basso profilo ed inadeguata come questa.

Mala tempora currunt,  avrebbero chiosato i Latini.

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Comune di Guidonia Montecelio – Bilancio 2011

Già detto così suona alquanto male.

La Giunta comunale (fra vari e diffusi maldipancia e fin troppo eloquenti assenze ndr) ha approvato il Bilancio di previsione 2011 e il pluriennale 2011 – 2014 con i vari documenti allegati prescritti dalla vigente normativa.

In via preliminare, prima di leggerlo per la votazione in Consigli,  faccio alcune considerazioni.

La prima: benché, in sede di Bilancio 2010,  l’Assessore Mazza avesse dichiarato di voler approvare il bilancio successivo (questo) entro il 31 dicembre 2010 come prescriverebbe la Legge, il Bilancio arriva tardi per la discussione e verosimilmente non potrà essere approvato prima della fine di giugno 2011 ossia con ben 7 mesi di ritardo, con tutto quello che ciò comporta ai fini della definizione delle politiche sul territorio.

La seconda: il tempo per la discussione in Commissione è esiguo e certamente non permetterà un’analisi approfondita e attenta per chi volesse, cittadino o consigliere, capire fra le righe quali sono le scelte per i cittadini e quali le forzature politiche. In Commissione LL.PP., poi, di cui faccio parte, il programma triennale delle opere pubbliche non è mai arrivato e, pertanto, i denari pubblici non si sa bene neanche dove e su cosa verranno investiti.

La terza: è il secondo bilancio della triste e inconcludente Giunta Rubeis, che non riesce neanche a decidere politiche per tamponare la crisi economica internazionale.

Ad esempio,  gonfia il capitolo della comunicazione istitituzionale e svuota quello per gli asili nido. Nulla investe su turismo ed agricoltura (proprio nulla!!!) e taglia sulle attività produttive ed il commercio. Nel contempo,  finanzia manifestazioni, spettacoli, che,  come più volte abbiamo ripetuto, vengono visti da pochi amici e parenti del politico di turno e di cui francamente faremmo volentieri a meno.

Manca una politica di sviluppo e per questo presenterò qualche emendamento,  sperando che la Maggioranza consiliare, finora sempre disattenta, provi a ragionare non in funzione dei miserrimi interessi di bottega, ma in funzione del bene della collettività.

Ad maiora

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I deliri di Rubeis

In questi giorni, in occasione della votazione in Consiglio regionale della P.L. 168/2011, riforma della legge cave con riferimento alle proroghe delle attività autorizzate, in regola e il cui progetto di escavazione non sia esaurito, il Sindaco Rubeis,  in preda ad un delirio autoreferenziale,  ha rilasciato dichiarazioni eccessive e disgustose.

Fra le tante amenità e le imprecisioni da incompetente,  su cui si è dilungato, ha strumentalizzato la questione delle subsidenze, che ha riguardato e riguarda il territorio di Villalba dopo aver taciuto, sulla questione medesima,  per circa due anni.

Oltre il disgusto che si prova nel verificare come un Sindaco strumentalizzi questioni importanti e gravi, che determinano la sofferenza di molta gente, tale contegno ha esplicitato (finalmente n.d.r.) una strategia, che gli addetti ai lavori ben conoscono, di attacco alle attività estrattive non per scrupoli ambientalisti,  che l’architetto – cementificatore Rubeis non ha mai avuto, pur avendoli millantati per diverso tempo, ma per esigenze di parte nella ormai annosa “guerra dell’acqua” fra le Cave e le terme.

E’ fatto notorio, infatti, che l’architetto Rubeis sia tecnico “interessato” alle vicende del socio privato delle Terme di Roma ex “aque albule” e che in diverse occasioni ne abbia curato anche alcune progettazioni sia a Guidonia Montecelio che a Tivoli.

Altra questione: con la delibera di Giunta n. 277 del 18 novembre 2010,  lo stesso Sindaco Rubeis si determinava, in assenza di decisioni della Consulta regionale cave, a prorogare le autorizzazioni, sua sponte, nei medesimi termini previsti dalla proposta di Legge in discussione in Consiglio regionale.

Questo è veramente troppo. Rubeis terrorizza le imprese e i lavoratori delle cave, strumentalizza coloro che subiscono il problema subsidenza, senza essersene fin qui occupato e sostiene attività (che potrebbero benissimo convivere), ma che hanno sviluppo nel territorio del Comune di Tivoli e le società nel Comune di Roma e per di più si sostituisce alla Regione e proroga le attività estrattive (magari perché in quel momento qualche imprenditore del settore glielo chiede).

D’altra parte è difficile aspettarsi la tutela degli interessi del territorio di Guidonia da parte di chi risiede nel Comune di San Polo dei Cavalieri, ed è cerchiobottista per natura e non decisore e competente come vorrebbe far pensare.

Ad maiora

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Amministrative 2011

Un breve ragionamento.

All’indomani della contesa elettorale, pur nella mancanza di interesse locale a questa tornata amministrativa (a Guidonia Montecelio non si votava!), mi sembra necessario fissare alcuni punti.

La considerazione,  fin troppo ovvia e lapalissiana,  è che il fronte PDL – Lega, al di là dei risultati di Milano,  esce ridimensionato. Il progetto politico, alternativo alla Sinistra,  sembra perduto, e – forse per la prima volta – la personalizzazione voluta e cercata da Berlusconi non ha premiato, anzi forse ha danneggiato,  i candidati del Centro – destra.

Tuttavia,  non si può dire che il PD abbia vinto le elezioni. Il fronte antiberlusconiano, infatti, si è diviso e differenziato ancor più di prima ed è oggettivamente difficile,  su queste basi,  costruire una credibile e salda alternativa di governo. Fra il qualunquismo dei grillini, l’estremismo della sinistra antagonista e il giustizialismo di Di Pietro appare di fatto difficile la compenetrazione di interessi e di disegni politici. Il PD non catalizza ed è ingessato su dati consueti.

Il Nuovo Polo non esplode, ma tanto meno implode. Segna il passo e dà un segnale, più forte nelle realtà locali, di presenza vera nel primo importante test elettorale.

In molte realtà si è determinanti per la vittoria finale, ma ora la valutazione va fatta, a mio modestissimo avviso, sui programmi amministrativi dei differenti candidati, ma anche sulla “vocazione” dei diversi candidati allo scardinamento dell’attuale sistema bipolare.

La mission rimane sempre la stessa: la critica al bipolarismo, la necessità di superarlo e la progressiva fuoriuscita dalla transizione infinita verso la Seconda Repubblica, di cui il “berlusconismo”  ad ogni buon conto è CAUSA -EFFETTO.

Bisogna insistere, con tenacia e pazienza,  in questa direzione senza se e senza ma.

Ad maiora

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11 maggio: Rutelli sul Corriere della Sera

“Il terzo polo sarà decisivo. Nei ballottaggi ci schiereremo. Il terzo polo sta con la gente normale che è stanca del bipolarismo esasperato”. Il leader dell’Api definisce ”esaurito” il bipolarismo a soli 5 anni di distanza da quando sembrava ”consolidato e irreversibile” e stila la lista delle numerose città dove è possibile che alle prossime elezioni amministrative si vada al ballottaggio: Napoli, Milano, Torino e Bologna.

”La crisi del bipolarismo nasce dalla crisi dei due maggiori partiti – afferma Rutelli – . Berlusconi cerca di porvi rimedio con una versione farsesca del bipolarismo: urla e strepita, allontana i moderati che verranno da noi. C’è sempre un maggior disagio tra i suoi elettori”.

Per Rutelli, Berlusconi ”più fa propaganda urlata e meno governa”, come nel caso del decreto legge per lo sviluppo – aggiunge – che è solo un ”comunicato stampa”, neanche trasmesso al Quirinale per la firma. Il numero uno di Alleanza per l’Italia ipotizza che il terzo polo peserà nei ballottaggi e ”all’indomani del primo turno – dice Rutelli – ci riuniremo e decideremo caso per caso quale indicazione dare. Ci sarà libertà di scelta in situazioni molto limitate, anzi limitatissime, certo non in quei ballottaggi che hanno una valenza nazionale”. ”Noi entreremo in campo – conclude – e questo significa che i due poli non possono dare niente per scontato”.

“I due maggiori partiti, Pdl e Pd, non hanno saputo mantenere le promesse. Il primo, insieme alla Lega, avrebbe dovuto rappresentare un centrodestra moderno e liberale e invece ha preso la deriva di un plebiscitarismo e di un populismo personale: quello di Berlusconi. Il Pd doveva essere il partito del riformismo moderno, ma ha fallito e nel centrosinistra c`è il dominio delle ali estreme. Il Partito democratico è una nave esposta a tutte le tempeste degli ultras: al populismo di Nichi Vendola, al giustizialismo di Antonio Di Pietro, al qualunquismo di Beppe Grillo. E a proposito del Partito Democratico, vorrei dire un cosa II Pd prima o poi

dovrà decidere: non può pensare di tenere insieme noi, Vendola e Di Pietro. Il nostro polo è una forza autonoma che non può allearsi per il governo del Paese con Sel e Italia dei valori che non condividono una politica estera responsabile e sono sempre schierate con le forze sindacali più radicali”

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E’ morto Mario Di Carlo

Il 25 aprile 2011 è deceduto il consigliere regionale Mario Di Carlo.

Uomo di notevole capacità politica, sempre disponibile nei confronti del prossimo, si poneva al servizio dei cittadini con semplicità e realismo.

E’ stato per me un amico.

Porgo, da questo blog, le mie sentite e sincere condoglianze a tutti i componenti della sua famiglia.

Ad maiora.

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BUONA PASQUA!

Ciao!

Con questo brevissimo post desidero farti soltanto i miei auguri di Buona Pasqua!

Sono in partenza e sarò in vacanza per i prossimi 3 giorni, ci rivedremo al mio rientro, quando faremo il punto della situazione a Guidonia e dintorni.

Ad maiorapasqua-auguri

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Intervento di MEI in occasione della discussione sul PRAE

Riporto, di seguito l’intervento di Mario MEI in occasione della discussione sul Piano Regionale delle Attività estrattive: un chiaro sostegno al settore e al nostro territorio.

“Oggi, finalmente, arriva in Aula, per la discussione definitiva, il Piano Regionale Attività Estrattive.

Di questo voglio, da subito, ringraziare il Presidente Saponaro, che, con la caparbietà e lo zelo che gli sono soliti, ha intelligentemente stimolato e contingentato i lavori di Commissione,  al fine di addivenire alla conclusione di un percorso normativo, su cui si sono avvicendate molteplici Amministrazioni regionali di diversi colori e sensibilità in un arco di tempo, che supera i venti anni.

Il PRAE rappresenta uno strumento fondamentale ed improcrastinabile che – superata la fase emergenziale – pianifica e monitora,  sistematicamente  ed in modo organico,  un settore strategico dell’economia laziale. Si tratta, come ho già detto, di un provvedimento atteso da più di venti anni,  che consentirà alle imprese del settore di uscire dalla lunga fase di transizione,  che ha caratterizzato il rilascio delle autorizzazioni alle attività estrattive, gli ampliamenti, le proroghe.

Ricordo a tutti i colleghi che, oggi, tutte le richieste autorizzatorie devono superare defaticanti passaggi amministrativi e, infine, ricevere il parere obbligatorio e vincolante di due commissioni consiliari.

Non è più plausibile che un investitore, determinato ad intraprendere un’attività estrattiva, debba aspettare più di cinque anni e 86 passaggi amministrativi per ricevere l’autorizzazione del proprio piano di coltivazione. Questo iter, farraginoso e ridondante, non consente una programmazione certa sui tempi e sull’esito delle richieste, con ripercussioni intollerabili per il settore in termini di pianificazione degli investimenti e di garanzie sui livelli occupazionali.

Tutto ciò ha determinato, come conseguenza,  che non si è avuta, da parte delle imprese, una programmazione nel medio/lungo termine, a causa della complessità del quadro normativo, il quale non ha mai dato all’imprenditore certezze per il futuro degli investimenti.

Il piano, votato all’unanimità in Commissione,  anche in considerazione del fatto che  buona parte del lavoro svolto nella precedente legislatura è stato ricompreso nel provvedimento, è stato redatto mediante l’ausilio del Ceri (Centro di Ricerca dell’Università La Sapienza di Roma) attraverso l’utilizzo di moderne tecnologie informatiche,  ed è strumento dinamico, che permette una fotografia abbastanza fedele ed in tempo reale dell’attività estrattiva nella Nostra Regione.

Io ed il Gruppo di Alleanza per l’Italia, che mi onoro di rappresentare salutiamo, pertanto, con soddisfazione e con la necessaria enfasi, l’approdo odierno.

Lo saluto con soddisfazione, perché va a colmare un mancanza ventennale di decisione. La mancanza di decisioni crea dei vuoti,  nei quali si insinua facilmente l’ideologia. Purtroppo sulle cave c’è stato e c’è ancora un eccesso di ideologia.

Per questo nei minuti, che mi sono concessi,  vorrei dare qualche informazione, utile per meglio inquadrare il tema, sul ruolo dell’attività estrattiva nel contesto regionale.

L’attività estrattiva è un mestiere antico ed un settore di pregio,  nel quale possiamo vantare esperienza, storia e prestigio. Credo che sia nota a tutti i presenti la bellezza dei materiali estratti nella nostra Regione,  dei quali si sono fregiati sculture, piazze e palazzi in tutto il mondo.

Ed è anche un settore importante e strategico dell’economia regionale: nel Lazio sono impiegati circa 8000 addetti,  oltre ad un cospicuo e non censito indotto.

In Italia gli addetti sono circa 14.000 per un totale di 1.800 imprese.

Questo settore risente, come altri, della crisi mondiale: le imprese, infatti, stanno facendo ampio ricorso alla cassa integrazione e alle diverse forme di mobilità volontaria.

L’attività estrattiva fornisce, inoltre,  la materia prima per l’edilizia. Il rilancio della stessa edilizia – quella privata, ma anche le grandi opere infrastrutturali – rappresenta, anche nel nostro territorio una concreta speranza di ripresa dall’ attuale crisi.

A questo, però, aggiungiamo qualcosa che il terremoto in Abruzzo ha evidenziato, ma che già si sapeva, cioè che la qualità delle costruzioni è strettamente legata alla qualità dei materiali impiegati.

Da qui il ruolo delle cave di qualità. E sul profilo l’importanza del PRAE, ossia di quello che potremmo comodamente definire come “il piano regolatore delle attività estrattive” è di pacifica comprensione, poiché dà certezza ad imprese, cittadini ed utenti finali.

Dire no alle cave, quindi,  significa di fatto porre un veto allo sviluppo infrastrutturale della nostra Regione e del nostro Paese.
Sono scelte di carattere politico.

Nel passato la figura del cavatore è stata in generale piuttosto impopolare: nell’immaginario collettivo si trattava di individui senza scrupoli, che sventrano colline e montagne in maniera indiscriminata. Se questo è stato vero in alcuni casi, i tempi sono decisamente cambiati e sempre più devono cambiare.

Oggi il cavatore, rectius l’impresa estrattiva, (si tratta, infatti, di vera impresa industriale) non  deve avere in mente unicamente il  profitto: è attenta all’ambiente, al paesaggio, alla sicurezza, ai rapporti con la popolazione, con il Sindaco, con le maestranze; usa tecnologie innovative, ad alta efficienza, sempre più sicure per l’uomo e per l’ambiente; opera un accurato controllo di gestione, che gli consente di optare sempre per le scelte a basso costo (anche ambientale); monitora costantemente i suoi impatti ambientali attraverso una rete di sorveglianza di ultima generazione;  pensa al ripristino della cava sin dalla fase di progettazione della stessa; si accorda con la popolazione per trovare soluzioni di ripristino ad alto contenuto ambientale (laghi, aree ricreative,…). Questo è il mondo estrattivo che dobbiamo concorrere a delineare.

Quindi, se ancora queste parole significano qualcosa, l’impresa estrattiva è e deve sempre più essere attenta allasostenibilità ambientale.

Sostenibilità ambientale è un termine, di cui spesso si abusa: non significa “non fare mai niente in nessun posto”,  ma piuttosto  “sparecchiare la tavola dove mangiamo senza lasciare ad altri questo compito”, prendendoci la responsabilità del sistema di vita, che TUTTI abbiamo scelto.

Propongo, innanzitutto, che la legislazione regionale collegata renda il PRAE un congegno flessibile. L’abbiamo atteso per più di vent’anni e,  presumibilmente, varrà per altrettanti. Deve, quindi, essere così generale e duttile da poter rispondere a scenari economici e sociali mutevoli e diversi. Il PRAE si calerà in un territorio nel quale c’è già, da decenni,  attività estrattiva,  per cui deve indicare linee di indirizzo tali da non paralizzare il settore ma da guidarlo correttamente.

Condivido l’idea della Regione di redigere un PRAE “negativo” per sabbie e ghiaie,  che indichi le zone in cui è vietato scavare,  ma, allo stesso tempo, chiediamo alla Regione di non sposare nel PRAE in maniera incondizionata il“principio di precauzione”.

Sarei, infatti, preoccupato per il futuro dell’economia regionale, se vedessimo nel PRAE divieti di cavare tout court.

Le attività ad impatto zero non esistono, ma non per questo deve essere perseguita in tutti i casi la cosiddetta “opzione zero” (cioè non realizzare mai niente). La norma europea offre – anzi impone – tutti gli strumenti,  affinché vi sia convivenza fra sviluppo e sostenibilità.

Riteniamo che debbano essere agevolati gli ampliamenti di cave esistenti rispetto all’apertura di nuove cave. Infatti – fatte salve alcune eccezioni – ampliare ha costi di investimento, infrastrutturali ed ambientali minori dell’apertura di nuove cave.

Uno dei presupposti del PRAE è l’analisi dei fabbisogni prevedibili di materiale. Riteniamo questo un passaggiochiave di questo prodotto legislativo. Anche in termini di adattamento del piano alla realtà bisogna partire dal presupposto che i fabbisogni di materiale dei prossimi dieci anni non possono essere valutati esclusivamente in termini di volumi di materiale. Men che meno se questi volumi sono i volumi autorizzati ad oggi, poiché sarebbe come camminare avanti con lo sguardo rivolto all’indietro.

L’analisi dei fabbisogni deve tener conto anche della qualità del materiale richiesto: voglio costruire ponti (quindi ho bisogno di calcestruzzo della miglior qualità) oppure ho bisogno di inerti per riempimenti? Inoltre deve essere valutata l’incidenza del trasporto. In questo modo lo studio può tener conto sia di aspetti di natura economica che di natura ambientale.

Sempre sul fabbisogno di materiale mi piacerebbe chiarire un concetto: spesso si sente dire “no cave ma recupero di materiali da demolizione”. Giusto e sensato. Tuttavia, voglio invitare chi usa questi slogan a richiedere l’autorizzazione per il recupero di inerti e verificare di persona che si tratta di una corsa ad ostacoli con esito incerto. Anche su questo, a mio avviso, è necessario intervenire.

Il percorso va, però, completato: il Piano e’ uno strumento, che costituisce la linea strategica del settore e che, pertanto, e’ un’ ineludibile base propedeutico/ concettuale per  fissare  i successivi “paletti” legislativi e regolamentari.

Bisogna, quindi, intervenire sulla legislazione collegata primo fra tutto modificando la l.r. 17/2004.  Il tentativo ultimo della Giunta, operato con la l.r. 168/2011,  anch’essa emendata e votata in Commissione unanimemente,  va implementato attraverso una riforma organica e di sistema, che abbia il PRAE stesso come orizzonte costitutivo degli interessi.

Vorrei fornire a tale proposito alcuni spunti all’Aula su una nuova norma per il settore estrattivo o, meglio, sulla calibratura che la modifica alla normativa esistente deve avere.

Conferenza dei servizi: le autorizzazioni per le cave dovranno passare attraverso una conferenza dei servizi, come avviene per tutte le autorizzazioni ambientali, nella quale le autorità, che hanno competenza sull’ambiente,  esprimono il proprio parere;

Eliminare l’escavazione contingentata, ma soprattutto porre come limite ultimo alle proroghe il progetto escavativo e di coltivazione autorizzato e non un mero limite temporale.

Consorzi: ritengo che nella nuova norma il ruolo dei consorzi debba essere valorizzato. I Consorzi dovranno essere interlocutori privilegiati in particolar modo in caso di opere infrastrutturali regionali anche gestendo cave dedicate a questi specifici interventi.

La lista degli argomenti potrebbe continuare ancora: potremmo parlare di ripristini, di fideiussioni, dello scavo in zona agricola. Mi fermo qui, perché, come è stato ribadito più volte, siamo certi  che questo momento sia l’inizio di un confronto costante e competente sulle attività estrattive nel clima di sereno confronto collaborativo, che ha caratterizzato fino ad ora i lavori di Commissione e di cui ringrazio ancora il Presidente Saponaro.

I prodotti del Lazio godono di una certa considerazione,  soprattutto le pietre ornamentali, come travertino, coreno, peperino e basaltino, prodotti con una grande potenzialità, apprezzati in tutto il mondo. Al settore delle attività produttive della Regione Lazio  il compito di migliorare l’attrattività del territorio, attuando una programmazione organica, con interventi mirati e di promozione, che coinvolgano le ditte le aziende o le imprese esercenti,  al fine di valorizzare le peculiarità del proprio prodotto.

Ad esempio, nei bacini del travertino dei Comuni  di Tivoli e Guidonia Montecelio, l’attività estrattiva e di lavorazione della pietra ornamentale ha reso il sito uno dei più importanti e conosciuti al mondo, sede di distretto industriale. (n.d.r. grazie Saponaro)

Lì la soluzione a alcuni problemi si è trovata grazie al piano stralcio, nel quale l’obiettivo della Regione è di riequilibrare il bacino, salvaguardando da una parte, le esigenze  di produzione di materiale ornamentale e, dall’altra, garantire il rispetto dell’ambiente e della qualità della vita in generale. Oggi, in ogni caso, non è più possibile estrapolare un settore, per quanto ampio e importante, dal contesto territoriale, in cui opera.  La risposta è proprio questo piano regionale di attività estrattive, che inquadri gli interventi della Regione in un’ottica comprensoriale, cercando il più possibile di favorire iniziative di livello consortile, e coinvolgendo tutte le realtà operanti in Italia, allo scopo di salvaguardare l’ambiente.

In definitiva, oggi, le  attività di estrazione dei minerali nel Lazio si possono svolgere con più tranquillità e pianificare con un minimo di certezza il medio termine e i produttori laziali di minerali hanno molte possibilità di crescere economicamente tramite l’internazionalizzazione e la commercializzazione dei loro prodotti

Investire per il futuro significa anche investire nella formazione: tutela del personale e sicurezza sul lavoro sono elementi  imprescindibili per le attività. E’ importate sottolineare che l’attività della Regione Lazio si deve concretizzare anche dal punto di vista della polizia mineraria per assistere e collaborare, tramite il personale addetto, con le aziende e i lavoratori del settore estrattivo.

E’ evidente come l’aspetto scientifico sia importante anche per quel che riguarda le innovazioni tecnologiche, che apportano maggior sicurezza nel comparto lavorativo degli operatori e degli investitori del settore.

Il compito dell’assessorato alle attività produttive della Regione Lazio, insieme agli imprenditori, è anche quello di diffondere una nuova concezione dell’attività estrattiva: oggigiorno esiste una concezione distorta dell’attività estrattiva ed è, quindi, necessario informare l’opinione pubblica che la realtà produttiva si inserisce a pieno titolo nel territorio dove opera ed è in grado di arrecare vantaggi alle comunità locali.

I concetti di impresa e di investimento non devono più essere collegati intrinsecamente all’interno dell’impresa, ma devono assumere un valore estrinseco nella società e nel territorio, in cui agisce l’azienda, ed è in tale direzione che la regione Lazio si deve evolvere.

Un altro punto critico, di particolare rilievo e di particolare delicatezza, anche al centro dell’attenzione di altre Regioni, è la gestione del delicatissimo rapporto tra esercizio dell’attività e ripristino ambientale.

Il recupero ambientale è un momento dello stesso ciclo produttivo.

Al di là del tema dei danni causati dall’attività mineraria sul territorio,  a causa di interventi non programmatici, è opportuno porre l’accento sull’attività mineraria,  intesa non come finalizzata all’estrazione del minerale, cioè a ricavarne un utile, ma a perseguire anche altri obiettivi.

Se,  a livello nazionale, le risorse minerarie fossero indagate, e tutte le zone a rischio di frana dal punto di vista della geomorfologia naturale fossero esattamente individuate,  si potrebbero sfruttare e estrarre del minerale tramite un procedimento,  che  permetta di alleggerire la zona a rischio-frana,  chiaramente dopo aver tenuto conto dei vari vincoli paesaggistici (autorizzazioni, pareri, come quello di tipo minerario o ambientale /naturalistico).

Così si andrebbe in direzione di uno sviluppo sostenibile.

Per tutto quanto menzionato, e per tante altre motivazioni mi auguro un voto largo e diffuso di assenso a questo provvedimento, che disciplina il settore e fornisce un quadro di regole omogenee, certe ed applicabili.

Di pari auspico un impegno concreto a portare in quest’aula a brevissimo giro la legge 168/2011 così come emendata dalla Commissione e comunque una complessiva rivisitazione della normativa” conseguente e collegata al Prae.

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