So che questa mia newsletter scatenerà molte critiche. Chi mi conosce, però, sa che tutto mi manca fuorché il coraggio delle idee e certamente sa (ormai da tempo!) che sono un uomo libero e capace di ragionamento.
Il fatto che io sia stato candidato da indipendente con il PD nell’ultima campagna elettorale, condividendo in modo assoluto l’impostazione renziana e l’attenzione del PD, per la prima volta, alle istanze del territorio e alla sua voce piuttosto che ad interessi di nomenclatura non mi esime (proprio da indipendente e civico) di esprimere con pacatezza le mie opinioni anche e soprattutto quando sono contrarie al pensiero del partito, che ho votato alle politiche dello scorso 4 marzo.
Anzi penso che sia per me un imperativo!
Premetto che il Presidente della Repubblica, la più alta carica dello Stato, va sempre difesa e rispettata, ma ciò non la esime da critiche pacate, ma necessarie.
Ritengo che Mattarella abbia commesso una scelta incomprensibile (forse!) e certamente un errore politico marchiano ammesso e non concesso che avesse avuto intenzione di svolgere un ruolo politico.
La dialettica a mio avviso non è quella del Presidente Notaio o del Presidente protagonista politico. Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione e come tale del rispetto delle “regole del gioco”, ma è anche Protagonista politico super partes e a cui nessuno può contestare la possibilità di svolgere influenza politica su Istituzioni e partiti.
Ma così non è stato, a mio avviso, ed il veloce intervento del Presidente Mattarella, che sancisce la conclusione prematura dell’incaricato Conte, è stato ancor più un errore.
In generale il capo dello Stato non deve schierarsi contro l’indirizzo politico di un governo sostenuto da una maggioranza ancor più se essa non è precostituita, ma costruita in Parlamento, nel dibattito e nella mediazione parlamentare, che fa tanto Prima Repubblica e che forse proprio per questo a me tanto piace.
Poteva ad esempio sollevare rilievi politici sul contratto Lega / Cinquestelle perché dallo stesso potevano promanare atti e leggi senza copertura finanziaria e a norma dell’art. 81 della Costituzione, questa contestazione è lecita ed opportuna.
Invece Mattarella ha detto che non poteva accettare un Ministro antieuro: una valutazione politica, tra l’altro riferita ad opinioni espresse da Paolo Savona in passato e non al programma di governo.
E’ un tackle in scivolata nell’agone politico, che oltretutto rischia di essere inutile perfino se è stato ideato per salvaguardare imprese e risparmiatori come stanno dimostrando spread e marcati in queste ore, che temono una lunga fase di incertezza. Un errore macroscopico, insomma.
Io sono contrarissimo ad uscire dall’euro, ma non dubito che il popolo italiano possa uscirne, se così follemente decide. Giusta l’obiezione che nessuno aveva dichiarato in campagna elettorale di anelare a quella uscita (è una delle tante bugie propinate da Salvini e Di Maio, che magari privatamente ritengono utile l’Italexit!), ma né il programma sottoscritto, né le dichiarazioni contestuali hanno fatto pensare a nulla di ciò.
Il sindacato sulla scelta dei singoli ministri è lecito ed è regola costituzionale, ma può trovare fondamento non nelle opinioni da loro manifestate, ma in elementi, che li rendono incompatibili con la funzione.
Il Presidente della Repubblica ha misconosciuto l’indirizzo politico della supposta maggioranza parlamentare e si è reso parte. Ha sbagliato.
In ogni caso, per quanto l’errore del Quirinale sia per me indubbio, non credo si configuri l’attentato alla Costituzione… ma c’è un prezzo politico conseguenza di questo contegno ed è il fatto che la Presidenza della Repubblica sarà sotto attacco nella prossima campagna elettorale.
Ad ogni buon conto c’è un aspetto ancora più grave in tutta la questione ed è il seguente.
Io non credo proprio che sulla decisione di Mattarella abbia influito l’Europa, Draghi, Bruxelles, la Merkel, Macron… come furbescamente TUTTE le posizioni politiche tendono a far emergere. Non penso infatti che Savona ministro, un uomo di 81 anni sottoscrittore del Trattato di Maastricht, possa aver così spaventato la costruzione europea e gli equilibri all’interno dell’Unione… penso più prosaicamente che il tema sia un altro e tutto Italiano e sia connesso (e la cosa è ancor più grave…!) alla conservazione del potere non della Politica, ma dell’alta burocrazia pubblica per un verso e sia connessa per altro verso al gran numero di nomine, circa 350 fra cda e collegi sindacali, che il governo che entra dovrà fare a breve, decisioni a questo punto unilaterali e che però produrranno organismi che resteranno in carica per almeno quattro anni.
Tant’è.
Ad maiora