…e luce fu! (2)

Ricevo, in questi giorni, commenti positivi sui lavori relativi ai pali di pubblica illuminazione e alla sostituzione degli stessi e verifico che in molti non sanno che tali lavori furono voluti dalla precendente amministrazione.

Riporto, allora, un mio articolo prodotto su queste pagine qualche tempo fa!

Da circa un mese sono iniziati su tutto il territorio comunale, partendo dalle situazioni più critiche, i lavori di sostituzione e razionalizzazione della pubblica illuminazione sul territorio comunale. I lavori furono voluti, finanziati e assegnati dalla precedente amministrazione, ma, come spesso capita, i lavori inziano solo oggi.
Opera urgente, questa, che va a tentare di manutenere gli oltre 6000 punti -luce della nostra Città, che versano in condizioni di assoluto abbandono.
Con questo post ringrazio oggi per ieri l’ex Assessore ai Lavori Pubblici Filippo Silvi, ottimo politico e altrettanto ottimo amministratore, che è stato il realizzatore di questo importante obiettivo.
L’unico rimpianto è che, se i lavori di sostituzione dei pali fatiscenti fossero partiti prima, magari se non si fosse sciolto il Consiglio comunale precedente, si sarebbe evitato il triste incidente, che ha portato via un’ottima persona e un buon amico Alfonso Bernardini.
Ad maiora

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Il Maxxi di Rutelli sindaco si può vedere solo adesso

Di Pierluigi Magnaschi su ITALIA OGGI

L’analisi

In questi giorni è stato inaugurato a Roma il nuovo museo Maxxi, progettato fin dal 1999 dall’architetto iraniana Zaha Aidid e inaugurato adesso, con una certa precipitazione, visto che non sono ancora disponibili le opere d’arte che dovrà contenere. L’inaugurazione vera e propria avverrà non prima dell’estate prossima. L’inaugurazione anticipata ha però consentito di mostrare un’assoluta meraviglia architettonica. L’edificio dell’Aidid, infatti, è, esso stesso, un’opera d’arte a se stante. Al Maxxi, infatti, tutti i grandi quotidiani del mondo hanno dedicato un largo spazio e commenti entusiastici. The Times due pagine, le Monde una pagina intera. Chi c’è dietro questa opera e le altre grandi opere che stanno trasformando Roma, da città cinquecentesca e rinascimentale in una che ha un messaggio estetico e funzionale contemporaneo da lanciare al mondo? Nessuno lo ha rilevato e, non si sa perché, nemmeno l’interessato. Il merito va a Francesco Rutelli, che fu sindaco di Roma tra il 1993 e il 2001 e che passerà alla storia, non certo per essere uscito dal Pd, ma per aver avviato la realizzazioni di grandissime opere architettoniche, lottando contro tutti e, in primo luogo, contro la burocrazia blocca-tutto, che ti prende per sfinimento. Del museo Maxxi si è già detto. Ma bisogna ricordare anche lo stupefacente Auditorium di Renzo Piano, una struttura che, oltre a essere stupenda, produce soldi e non pesa sulla casse del Comune. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici voleva bloccarlo, perché sosteneva che non sarebbe stato in piedi. Rutelli minacciò una protesta pubblica. L’opera venne approvata. Ed è ancora in piedi. Che dire poi della Teca dell’Ara Pacis di Richard Mayer, contestatissima ma anche bellissima, sempre voluta da Rutelli? E del Palazzo dei Congressi (la famosa «Nuvola») progettato da Massimiliano Fucksas che è ancora in costruzione, ma che nacque, come idea, negli anni architettonicamente febbrili di Rutelli sindaco? Per non parlare della rigenerazione dell’area dei Mercati generali progettata da Rem Koolhaas e dell’altrettanto stupefacente Museo Macro disegnato da Odile Decq. Insomma, negli anni del sindaco Rutelli è nata la Roma del Terzo millennio, che ha rinverdito i grandi fasti del passato, superando il corsetto del bricolage architettonico nel quale è stata costretta in tutto quest’ultimo dopoguerra, un periodo di caldarrostai schiantato dalle idee di Rutelli. Altro che la Margherita e cose analoghe. Chissà perché Rutelli mena vanto di queste piccole manovre politiche e non della rivoluzione architettonica romana, oggi all’attenzione (stupita) degli esperti di tutto il mondo?

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Consiglio comunale 19.11.2009

Ritualmente e regolarmente convocato, il Consiglio comunale non si è tenuto per mancanza del numero legale.
Assente tutta la maggioranza di Centro-destra, impegnata in beghe interne e nella risoluzione di contrasti fra le varie anime del PDL e non solo!!!
Ad maiora

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Vi illudete voi che restate!

Breve, ma intensa lettera di Rutelli, a rutelliani e non solo, di commiato, pubblicata sul II organo di Partito “Europa” (anche questo segno evidente della sconfitta politico culturale dell’idea del PD pensata).

Care amiche e amici, dunque, qualcuno tra voi si chiede dove io vada. Innanzitutto, so bene dove andrà chi resta nel Partito democratico: esattamente nello stesso posto dove si trovano oggi i nostri deputati europei.
Non è servito neppure aspettare qualche mese perché la finzione dell’“Alleanza dei socialisti e dei democratici” rivelasse la sua verità politica e strategica, e perché gli eletti ex Margherita si trovassero nella più radicale marginalità politica.
Cosa per me dolorosissima, dopo che abbiamo speso dieci anni per aprire uno spazio innovativo a livello europeo e internazionale. Laddove è stato travolto Veltroni, dove è stato malamente conteggiato Franceschini (un terzo dei consensi alla coalizione congressuale del segretario uscente), è inutile illudersi che possa riuscire qualcun altro.
Molto di più, è al paese che fa male questo schema politico: il Pd che torna a rassicurare i militanti della sinistra e che si troverà chiuso a ogni prospettiva di credibile alternativa alla destra.
Voi sapete perfettamente, a menadito, che non posso far parte di un partito nell’orbita dei socialisti europei, né posso portare le mie convinzioni in un partito post-Pds.
Lo rispetto; potrò anche allearmi (come ho fatto quasi sempre). Ma non è il mio partito.
Capisco che per alcuni di voi, assuefatti al realismo delle relazioni partitiche, il fatto che Bersani non mi abbia rivolto in cinque mesi neppure una telefonata (neanche quando gli ho inviato il mio libro con una dedica amichevole…) possa rientrare nel business as usual.
Ma è gravemente sbagliato. Chi è stato leale con me e, anche grazie a me, ha partecipato a un cammino importante, dimostra in questo modo una perdita di orientamenti fondamentali.
Per me, in fondo, non aver ricevuto quella telefonata è motivo non di amarezza, ma di sollievo, a conferma di una precisa analisi politica. Per ciascuno di voi, è un problema molto difficile da eliminare.
Dove vado, dunque? A difendere e promuovere le idee che ci hanno a lungo accomunati.
E il profilo democratico, liberale, riformatore che potremo far vivere con molta maggiore libertà in una nuova iniziativa.
Con chi? Con coloro che si uniranno a noi, anche prendendosi una quota del rischio che ho preso io, per convincimento e con determinazione.
Molta è la strada da fare prima di immaginare convergenze con altre forze politiche; grandissimo l’entusiasmo che si manifesta nei territori, tra eletti locali e personalità della società civile, dell’impresa e delle professioni, dell’associazionismo.
C’è moltissimo, di affascinante, da fare.
Un saluto cordiale.
Francesco Rutelli

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Consiglio comunale 4.11.2009

La situazione è sempre più Kafkiana!

Anche la scorsa è stata una seduta fiume, con moltissimi punti all’o.d.g., mozioni, ordini del giorno, ecc., ma, ahimé, nulla di concreto, nessun provvedimento importante portato alla discussione e all’approvazione dalla Maggioranza.
Un alternarsi (a dire il vero ormai consueto) di attacchi, illazioni, reciproci avvertimenti e neanche tanto velate minacce.
Verrebbe da dire: niente di nuovo sul fronte occidentale!!!
Attacchi imponenti all’amministrazione, che viene difesa solo dal Sindaco e quasi mai dal capogruppo del PDL, forse più intento ad indebolire che a far crescere questa maggioranza. Rumors, pettegolezzi, voci di corridonio, uomini da sempre inaffidabili, che si muovono a destra e manca e che tessono o tentano di tessere tele funzionali alla loro sopravvivenza politica e poco più.
Nel merito. Dopo una querelle di circa 1 ora sullo spostamento al 3° o al 1° punto dell’o.d.g. del punto sulla revoca al piano commissariale sulle edicole (posizione strumentale del PD-De Vincenzi dato il voto o meglio il non-voto alla fine sul punto) data la necessità dei molti di “farsi belli” di fronte agli edicolanti scesi in piazza nei giorni scorsi e accorsi in massa in Consiglio, un po’ strumentalizzati dall’ Italia dei “valori”, ma intenti a difendere la loro professione e le loro famiglie, la Maggioranza a forza impone la discussione e lo spostamento “solo” al punto 3.
Prima due variazioni di Bilancio fatte dalla Giunta e che il Consiglio deve ratificare entro il prossimo Bilancio. Su una anche noi votiamo a favore. Sono i denari inviati dalla Regione e dal solerte Mario Di Carlo per l’emergenza abitativa su cui ho già detto in un precedente post.
La seconda, una variazione per sostenere spese relative al finanziamento ulteriore di alcune opere pubbliche, ma anche per finanziare le spese per il mobilio e gli staff di Assessori e Sindaco, forse necessari, ma certamente esagerati se poi si sostiene una tesi, quella del Dissesto.
Una delle due: o il Comune non è in crisi finanziaria e allora bene le spese di ammodernamento del mobilio o il Comune è in crisi finanziaria e allora perché si spende per cose palesemente superflue? Domanda fatta e caduta nel vuoto!
Parte dell’Opposizione (il solito PD in prima linea) pare non cogliere (!) questa contraddizione e si dilunga a lodare l’Assessore alle Finanze, che ci delizia su una dissertazione (nuovo Tremonti – qualcuno vocifera -) sulla distanza delle politiche economiche fra Keynes e Montesquiet dilungandosi in palesi castronerie e semplificazioni culturali, che una platea inculturata beve domandando chi è Keynes ad un Assessore, che, secondo me, non aveva proprio l’idea di chi fosse.
Poi il punto tre sulle edicole.Anche qui, dopo una dissertazione su Revoca si, annullamento no… si vota noi e IDV e La Destra favorevoli alla revoca e Pd fuori dall’Aula nell’imbarazzo interno ed esterno (evidentemente qualcuno avrà spiegato bene a De Vincenzi e ai suoi che tutte quelle edicole in più servono e magari li avrà anche convinti, come li convinse sulla Pizzarotti, ma sono storie vecchie!!!).
La revoca non passa e passa invece un atto d’indirizzo, che impegna Sindaco e Giunta a rivedere il piano. Meglio che niente…!
Ad maiora

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Al via la raccolta differenziata!

Finalmente al via il piano della raccolta differenziata nel nostro Comune.
Come sapete, la precedente Giunta aveva finanziato, progettato e appaltato il nuovo servizio di raccolta differenziata “porta a porta” sul nostro territorio. Lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale e le elezioni amministrative avevano bloccato l’avvio della nuova raccolta. Dopo un inizio confuso della nuova Giunta sul tema , finalmente, anche se con ritardo, parte questo rivoluzionario servizio su cui tanto ho investito in termini di dedizione, di tempo e di attività negli anni della Giunta Lippiello come Consigliere di maggioranza.

Alcune utili informazioni, allora.

Si inizierà dalle Circoscrizioni di Setteville nord – Marco Simone e Setteville a partire dal mese di Ottobre. Il resto del territorio sarà investito da questa importante innovazione a partire dai primi mesi del 2010.

Precedentemente, rispetto all’attivazione del servizio, verranno consegnati agli utenti i contenitori in comodato d’uso gratuito (sacchi e bidoncini carrellati).
Insieme ai contenitori in parola verrà consegnato un calendario, che indicherà i giorni e gli orari di ritiro e svuotamento.

Con il nuovo servizio verranno raccolte e smaltite separatamente quattro frazioni di materiali:
– nel sacchetto biodegradabile e, poi, nel contenitore marrone, gli scarti alimentari e organici;
– nei sacchi o bidoncini carrellati gialli, gli imaballaggi in plastica e metallo;
– nel contenitore bianco, la carta, il cartone e il cartoncino;
– nel bidoncino carrellato grigio, i materiali non riciclabili.
La raccolta del vetro, iniziamente prevista porta a porta, è stato comunicato dalla nuova amministrazione che continuerà ad avvenire mediante le campane stradali per le utenze domestiche.

Con l’attivazione del nuovo servizio sarà inoltre possibile, ai cittadini che possiedono orti o giardini, di smaltire in modo autonomo gli scarti alimentari e organici, chiedendo in affidamento una composteria domestica.

Sono, inoltre già da ora disponibili i seguenti servizi GRATUITI per le utenze domestiche, oggi chiamando il 0774.340909 e successivamente attraverso un numero verde:
– ritiro a domicilio di scarti vegetali (potature/sfalgio erbe e cespugli) – 4 chiamate l’anno;
– Ritiro a domicilio di rifiuti urbani ingombranti – 4 chiamate l’anno;
– Ritiro dei rifiuti inerti di utenze domestiche provenienti da manutenzioni ordinarie (calcinacci) e straordinarie (demolizioni rivestimenti, pavimenti e intonaci, etc.) limitatatmente a mc.5 a chiamata.

TUTTI I MATERIALI di rifiuto urbano possono inoltre essere coferiti GRATUITAMENTE presso
L’ISOLA ECOLOGICA in Via dei Faggi, 61 traversa di Via Lago dei Tartari – Loc. Bivio di Guidonia presso la “Siderurgica Tiburtina”, muniti di documento di riconoscimento in corso di validità.

INGOMBRANTI
POTATURE
RAEE (ELETTRODOMESTICI, HI-FI, ECC.)
BATTERIE AL PIOMBO ESAUSTE
PILE AL NICHEL CADMIO

Per dubbi e perplessità contattatemi pure su queste pagine alla sezione contatti.

Ad maiora

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Si, lascio il PD!

Riporto, di seguito, l’intervista di Francesco Rutelli sul Corriere della sera di oggi.

La ritengo in tutto e per tutto condivisibile, ritengo che anche per chi scrive sia, quello segnato da Rutelli, un percorso necessitato.
Aspetterò di vedere le prime mosse del nuovo corso e rifletterò seriamente sul da farsi.
Si accettano riflessioni sul tema!

Intervista al Corriere della Sera

Vado via subito con dolore. Casini interlocutore essenziale.
Il fondatore della Margherita : questa forza non è mai nata. C’è il ceppo pds con molti indipendenti di centrosinistra. L’esito del congresso era chiaro da mesi. Questo non è il mio partito. Francesco Rutelli, 55 anni, volta di nuovo pagina.

Lascia il Partito democratico?
«Sì».

Eppure lei è stato uno dei fondatori di que­sto partito, nato da pochissimo tempo. La cre­atura è ancora piccola e lei va già via di casa?
«Il Pd non è mai nato. Nonostante la passio­ne e la disponibilità di tanti cittadini, non è il nuovo partito per cui abbiamo sciolto la Mar­gherita e i Ds. Non ho nulla contro un partito democratico di sinistra, ma non può essere il mio partito».
Si è pentito di aver sciolto la Margherita?

«Vede, abbiamo posto tre condizioni, sospen­dendo l’attività della Margherita: niente appro­do nel socialismo europeo; ma siamo finiti lì. Basta collateralismo, basta vecchie cinghie di trasmissione tra politica, corpi sociali, interessi economici; ma le file organizzate di pensionati Cgil, alle primarie, dimostrano che non ne sia­mo fuori. Pluralismo politico; ma anziché crea­re un pensiero originale, si oscilla tra babele cul­turale e voglia di mettere all’angolo chi dissen­te. La promessa, dunque, non è mantenuta: non c’è un partito nuovo, ma il ceppo del Pds con molti indipendenti di centrosinistra».

La Margherita può rispuntare?

«No. Ma occorre riflettere su quelle tre condi­zioni politiche. Erano tassative. E non sono sta­te rispettate».

Perché aborre la socialdemocrazia?

«Non aborro assolutamente la socialdemo­crazia. Anzi: se fossimo nel 1982, le direi che la ammiro. Ma siamo nel 2009: è un’esperienza storica che non ha alcuna possibilità di parlare ai contemporanei. Non ci sono più le fabbriche, i sindacati, le strutture sociali del Novecento».

Quando va via ufficialmente?

«Subito, anche se con dolore. Il Pd è stato il sogno di molti anni. C’è però una cosa che mi angoscia: l’incomprensione della gravità assolu­ta della condizione del Paese. È possibile uscir­ne, è possibile, come dice il nostro Manifesto per il cambiamento e il buongoverno, trovare le soluzioni giuste per l’economia, il lavoro, le piccole imprese, la crescita e la coesione del Pae­se.

Ma se non cambia quest’offerta politica, tut­to è già scritto: vince una destra dominata dal patto Berlusconi-Lega».

Quali sono le prospettive politiche?

«Cambiare l’offerta politica significa unire forze democratiche, liberali, popolari. Contrap­porsi al populismo di destra, alla xenofobia, al radicalismo di sinistra, al giustizialismo. E defi­nire una proposta credibile. Io la mia decisione l’ho presa. La manterrei, anche se fossi solo. Ma non sarò solo. Vedo molte forze che erano in fuga dalla politica tornare in campo. Quindi, una crescita per tutti».

La meta è la fine del bipolarismo e la nasci­ta di un nuovo centro?

«L’alternanza, in democrazia, è indispensabi­le. Il Pd era concepito per riconquistare il cuo­re, il centro della società italiana. Il suo sposta­mento a sinistra impone che altri assolvano questo impegno fondamentale. Oggi, né la sini­stra, né il cosiddetto centrismo parlano ai giova­ni, alle partite Iva, alle persone sensibili all’am­biente. Occorrono progetti pragmatici, ed emo­zioni. Occorre un’onestà senza macchie. Una lai­cità senza intolleranza».

Quale sarà il nome del nuovo partito? Chi vi finanzia? E dove sarà la sede?

«È troppo presto per parlare di nomi, di fi­nanziamenti e di sedi. La scelta politica è fatta, per il resto c’è tempo».

Lei, come ha scritto Pierluigi Battista, ha al­le spalle una storia di partiti cambiati o ab­bandonati. I radicali, i Verdi, la Margherita. Ma è possibile, nel volgere di pochi lustri, par­lare di una sempre nuova offerta politica o, come disse una volta, di un nuovo conio, sen­za che si capisca mai bene il portato ideale di questi mutamenti?

«Sì, in trent’anni mi onoro di aver aderito ai radicali, ai Verdi, alla Margherita. E allora? Quanti ex fascisti non vengono interpellati allo stesso modo? Quanti ex rivoluzionari di sini­stra oggi siedono nel governo Berlusconi? Che vengano da destra o da sinistra, nel Pdl sanno che il loro potere non sopravvivrà nel dopo Ber­lusconi. Guardando a sinistra, ho ricordato che molti altri hanno avuto almeno tre partiti, pri­ma del Pd: Pci, Pds, Ds. La differenza è che in cuor loro si sentono in perfetta continuità. Ec­co: questa mancata discontinuità è uno dei maggiori problemi che avrà il Pd. Però gli augu­ro sinceramente il meglio, nell’interesse del Pa­ese e dell’alternativa al populismo di destra».

Come risponde alle accuse d’incoerenza o di opportunismo?

«Su di me si esercita una polemica che non finisce mai. Ricorda, ai tempi del Giubileo, ‘l’ex-radicale che è diventato amico di Giovan­ni Paolo II’? Come se non si potesse essere cre­denti, secondo certi laicisti furiosi — come ha scritto Giancarlo Bosetti — senza stringere pat­ti di potere con le gerarchie vaticane! C’è una contraddizione di fondo, però, in queste pole­miche contro di me: essere un laico cristiano risponde a una scelta di opportunismo? Oppu­re è il contrario, visto che per difendere alcune convinzioni ho certamente pagato, e tuttora pa­go, un prezzo molto maggiore dei supposti be­nefici? » .

Se avesse vinto Dario Franceschini, sareb­be rimasto nel Pd? O aveva già deciso prima di conoscere l’esito delle primarie?

«Guardi, l’esito del congresso era chiaro da parecchi mesi. E l’ho anticipato nel mio libro, La svolta » .

Qual è il suo giudizio su Pier Luigi Bersani?

«Persona seria. Non so come intenda fare il suo lavoro d’inclusione nel partito che guida. A me, ad esempio, da quando si è candidato, non ha fatto neppure una telefonata. Ma non mi of­fendo certo: è politica».

Che cosa le ha detto Massimo D’Alema nel colloquio dell’altro giorno?

«Abbiamo parlato di economia, dell’incredi­bile caso Marrazzo, della sua candidatura — che giudico eccellente — per la guida della poli­tica estera europea. Quanto al Pd, mi ha garbata­mente detto che ci sarebbe spazio per me, ma gli ho spiegato che questo non è il Pd che avrei voluto far nascere. Potremo collaborare da po­stazioni diverse, e ho fiducia che questo amplie­rà le forze».

Chi l’ha chiamata in questi giorni? Chi ha cercato di frenarla e chi al contrario l’ha solle­citata a fare questa traumatica scelta?

«Ho ricevuto migliaia di messaggi d’incorag­giamento, adesioni, sostegni. Molti, prestigio­si. Tante email di critiche da elettori del Pd: cer­cherò, nei prossimi giorni, di rispondere a tut­ti. A frenarmi? Alcuni amici di lungo corso, co­me Paolo Gentiloni. Ma è stato più formale che altro. Sanno perfettamente, da anni, che non sa­rei mai entrato in un Pd post-Pci. Quanto a lo­ro, purtroppo, s’illudono».

Ha parlato con Silvio Berlusconi?

«No».

Qual è il suo stato d’animo?

«Determinazione, e desiderio di far crescere una squadra: assolutamente, non un ‘partito di Rutelli’. Del resto, i nomi di Bruno Tabacci, Lo­renzo Dellai, Linda Lanzillotta, già dicono mol­to. Le firme al Manifesto indicano una potenzia­lità enorme, che può raggiungere anche settori moderati, e in sofferenza, del centrodestra».

Pier Ferdinando Casini sostiene che assie­me potreste prendere cinque milioni di voti. È il leader dell’Udc il suo alleato naturale?

«Casini è un interlocutore essenziale. Ed è giusto guardare lontano: con proposte serie, si può puntare a unire molte altre energie. Sino a creare, in alcuni anni, la prima forza del Paese».

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Qualche buona notizia dalla Regione…!

…per fortuna che Mario c’è, direbbero alcuni scimmiottando in fans di Silvio.

Tutti conoscete la triste vicenda Marrazzo, sulla quale mi riservo, in un post prossimo, di esprimere le mie personalissime impressioni, nel mentre la politica regionale qualche cosa di buono produce, specie l’Assessorato alle Politiche della casa dell’ottimo Mario Di Carlo, che, dopo aver prodotto il “piano casa” prima di ogni altra Regione, ha concesso, con una delibera – a dire il vero poco pubblicizzata – a molti Comuni della Provincia di Roma contributi ingenti per far fronte all’esigenza abitativa e il nostro Comune, grazie anche al nostro personale pressing, è stato trattato molto bene. La deliberazione è del 25 Settembre, promana da una specifica richiesta di finanziamento avanzata dalla precedente Giunta e il contributo per Guidonia è di 4.000.000,00 di Euro, secondo solo a quello riservato al Comune di Pomezia.
Brava Regione e bravo Mario Di Carlo, uomo serio e onesto, ottimo amministratore! Con lui il percorso politico si dividerà, probabilmente, scegliendo io di uscire dal Pd per seguire Rutelli, ma ciò non significa che non ritenga lui e diverse altre persone nel mai nato Pd degne di stima e di considerazione e di sostegno politico – elettorale.
Ad maiora

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Cambiamento e buongoverno!

Presentato ieri a Roma il Manifesto CAMBIAMENTO E BUONGOVERNO, che vede, fra i firmatari, Francesco Rutelli, insieme a personaggi della cultura dell’impresa, delle istituzioni, dello sport.
Riporto di seguito il testo, sapendo di farvi cosa gradita e ringraziandovi delle attestazioni di stima che in questi giorni mi state facendo arrivare in relazione a questo nuovo progetto e a questo nuovo corso, che tutti speriamo virtuoso!

Manifesto
L’Italia vive una stagione difficile. La crisi è superabile e non è impossibile unire la maggioranza degli italiani intorno alle decisioni che portino il Paese sulla strada giusta.

Ma la politica non ce la fa. La politica non è tutto: una società aperta, un’economia dinamica, istituzioni sane possono vivere anche quando la politica è in crisi. In Italia siamo nel mezzo di una Guerra dei Quindici Anni che si ostina a non finire; che, anzi, continua a radicalizzarsi e sta sfibrando le istituzioni, l’economia, il tessuto sociale. Senza la capacità della politica di guidare, mediare, unire, non saranno sufficienti l’impegno, gli sforzi, i sacrifici degli italiani che intraprendono, difendono la dignità del loro lavoro, tengono duro.

Occorre dire una verità: le due attuali parti contrapposte non ce la fanno. La destra ha un capo indiscusso (con un potere mediatico, economico e finanziario senza precedenti), una larga maggioranza in Parlamento, significativi consensi popolari; eppure, non riesce a realizzare le decisioni e le riforme necessarie. L’opposizione imperniata sul PD non ha un’originale cultura politica e non propone un’alternativa credibile. La risposta per il Paese non può venire dal populismo di destra, che è uno dei maggiori pericoli per le nostre società, in special modo nelle sue componenti xenofobe; né da una sinistra socialdemocratica, un’esperienza che ha un valore storico, ormai esaurito.

Occorre tirare le conseguenze da questa verità, se vogliamo realizzare una moderna democrazia dell’alternanza. Impegnarsi per non accrescere l’asprezza del conflitto: la maggioranza degli italiani non condivide che esso degeneri in disprezzo, confusione e inconcludenza. Ma non basta.

Occorre costruire una nuova offerta politica: c’è un largo spazio di opinione insoddisfatta e di potenziali consensi per chi sappia rappresentare in modo credibile l’interesse generale e organizzare le nuove opportunità del futuro.
A questa larga parte dell’Italia va proposto un serio progetto politico democratico, liberale, popolare, di cambiamento e buongoverno.
Massimo Cacciari
Giuliano da Empoli
Lorenzo Dellai
Linda Lanzillotta
Vilma Mazzocco
Roberto Mazzotta
Andrea Mondello
Francesco Rutelli
Bruno Tabacci
Elvio Ubaldi
Giuseppe Vita

Ad maiora

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Bersani segretario del Pd

Dopo molto tempo, torno a scrivere di vicende del Pd. Il tempo è stato necessario per metabolizzare le note vicende amministrative e per capire, rectius provare a capire, che cosa stesse accadendo al centro sinistra italiano e più in particolare al Partito Democratico.
Come molti di voi. assidui lettori di questo blog, anch’ io ho entusiasticamente aderito un anno fa al PD, ritenendo non solo che fosse l’unica novità della politica italiana, ma che fosse veramente la realizzazione di un sogno. Un sogno da me coltivato fin da bambino e cioè quello di vedere le culture riformiste in Italia, le tradizioni politico culturali, che avevano scritto la Costituzione finalmente insieme nella costruzione di una nuova italia e nel superamento delle categorie politiche del secolo scorso.
Purtroppo mi sbagliavo, come molti dei sinceri assertori di questa idea e come molti dei cittadini italiani, che votarono nel 2008 il PD e che, nel più dei casi, non hanno rinnovato il loro sostegno nel 2009. Quasi 4 milioni di persone senza che nessuno dica nulla o faccia per lo meno finta di accorgersene.
Come si è risposto a questa “disaffezione progettuale”? Con un lunghissimo, grottesco ed insieme inquietante congresso del PD, gestito con due votazioni e un regolamento farraginoso e complicatissimo, che addirittura non permette nel Lazio di capire chi è il nuovo Segretario regionale (stante poi la triste vicenda Marrazzo). Insomma un PD assente sempre e concentrato nella risoluzione dei problemi interni.
Ritengo che l’elezione di BERSANI non risolverà i correntismi, le dispute, i complotti e le liti (è notizia di queste ore la costruzione organica da parte di Franceschini e company di una corrente, per così dire, “istituzionale”).
Parimenti sono dell’avviso che l’elezione, la formazione e la costruzione della mozione Bersani sia il fallimento e il tradimento certificato dell’idea iniziale su cui era nato il nuovo partito.Sono certo che l’emoraggia di voti non sarà sanata e sempre più vi è l’esigenza, sul fronte progressista, di una forza con capacità espansiva, al centro e per il centro.
E’ un tornare indietro? Ritengo di si, ma è un ritorno necessitato e conseguenza di errori e mancanze di una classe dirigente inadeguata e conflittuale.
Speriamo in buone nuove… a breve!!!

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