GM

Riporto da www.repubblica.it

NEW YORK – L’amministratore delegato di General Motors, Rick Wagoner, lascia il timone della società su richiesta della Casa Bianca: come precondizione per la concessione di nuovi aiuti in favore del colosso di Detroit. L’amministrazione Obama ha chiesto e ottenuto la testa di Wagoner, che dice addio dopo otto anni come amministratore delegato e un’intera carriera (dal 1977, anno in cui è uscito dalla Harvard Business School) spesa in Gm. L’annuncio ufficiale dell’addio dovrebbe arrivare oggi dopo che l’amministrazione avrà alzato il velo sul piano di salvataggio di Detroit, che dovrebbe prevedere la concessione di nuovi aiuti, ma in cambio di più drastiche misure di ristrutturazione: “Per uscire dalla tempesta occorrono i sacrifici di tutti, manager, fornitori, dipendenti, azionisti. Ma i costruttori non hanno ancora fatto abbastanza”. In cambio degli aiuti Gm e Chrysler devono compiere “serie ristrutturazioni. Quello che vogliamo far capire è che vogliamo un’industria automobilistica di successo.Ma deve essere realisticamente disegnata per affrontare la tempesta in atto e uscirne più competitiva di quanto non lo sia ora”.

Mi sembra il buon decisionismo di un buon governante, senza strappi, ma con molta concretezza!

New generation avanti… il nuovo prima o poi arriva!

Ad maiora

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Usura!

Stando ai dati raccolti dalla Caritas Diocesana di Tivoli, nei primi tre mesi del 2009 si è avuto lo stesso numero di richieste di aiuto che in tutto il 2008. Significa che la crisi ha di fatto quadruplicato il sovraindebitamento delle famiglie del nostro territorio. Lo sportello diocesano serve a prevenire che le persone sovraindebitate finiscano in mano ai cravattari, ma è di tutta evidenza che anche il sommerso, per relationem, ha subito un analogo incremento.

L’usura è fenomeno odioso e, come spiega SERENA VISENTIN, Assessore provinciale alla lotta all’usura, la “Provincia di Roma è oggi al primo posto nella classifica delle aree metropolitane per numero di fallimenti e protesti”.

Ritengo che siano dati allarmanti e parimenti ritengo che la nuova Amministrazione dovrà neccessariamente, a seguito di questi dati, aprire uno specifico sportello antiusura di consulenza per i cittadini in difficoltà.

Ad maiora

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De Magistris candidato con l’IDV alle Europee

Tutti sapete il mio giudizio tranchant e comunque decisamente negativo che riguarda la vita politica, lo spessore e le furbizie di Antonio Di Pietro.

Lo ritengo un simpatico demagogo e poco più, ma soprattutto lo ritengo lo svilimento della capacità riflessiva e speculativa da sempre riconosciuta al Centro sinistra.

Insomma lo specchio dell’attuale avvilente politica!

Apprendo dai giornali e dai tegiornali che il magistrato De Magistris si candiderà col Tonino molisano al Parlamento europeo. La cosa non mi sorprende e la ritengo una ovvia conseguenza…se non addirittura un piano sviluppato a tavolino.

Da sempre diffido dei Magistrati in politica e non vorrei che questo De Magistris sia il solito Furbetto… alla Di Pietro, magari!

Mala tempora currunt…sempre più!

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Free Tibet!

 

Ieri le toccanti parole del Dalai Lama in occasione del cinquantesimo anniversario della rivolta tibetana contro l’oppressione della Cina comunista.

Vi riporto il testo… in attesa di un Tibet libero!!! 

     
Dharamsala, 10 marzo 2009. Oggi è il cinquantesimo anniversario della pacifica rivolta del popolo tibetano contro la repressione della Cina comunista in Tibet. Dallo scorso marzo si sono diffuse pacifiche proteste in tutto il Tibet. La maggior parte dei partecipanti erano giovani nati e cresciuti dopo il 1959, i quali non hanno mai vissuto né visto un Tibet libero. Questi cinquanta anni hanno portato indescrivibili sofferenze e distruzioni alla Terra del popolo tibetano. Anche oggi i tibetani in Tibet vivono con una paura costante e le autorità cinesi sospettano costantemente di loro. Oggi la religione, la cultura, la lingua e l’identità, che le successive generazioni di tibetani hanno considerato più preziose che le loro vite, sono a rischio d’estinzione; in breve, il popolo tibetano, è stato considerato come un criminale meritando soltanto di essere messo a morte.

Noi abbiamo bisogno di guardare al futuro e lavorare per i nostri benefici. Rivolgiamo il nostro sguardo verso una legittima e concreta autonomia che abiliterebbe i tibetani a vivere entro la struttura della Repubblica Popolare Cinese. Soddisfacendo le aspirazioni del popolo tibetano consentirebbe alla Cina di ottenere stabilità e unità. Per quanto ci riguarda, noi non stiamo avanzando nessuna richiesta basata sulla storia. Guardando indietro alla storia, non c’è nessun paese oggi, Cina inclusa, il cui status territoriale è rimasto immutato, né che possa essere soggetto a modifica.

Sono deluso per il fatto che le autorità cinesi non abbiano risposto in maniera appropriata ai nostri sinceri sforzi per migliorare l’autonomia regionale per tutti i tibetani, come stabilito nella Costituzione della Repubblica Popolare Cinese. A margine dell’attuale processo del dialogo sino-tibetano che non ha portato a nessun risultato concreto, c’è stata una violenta repressione sulle proteste dei tibetani che hanno scosso l’intero Tibet da marzo dello scorso anno.

Sin dall’antichità il popolo cinese e quello tibetano sono stati vicini. Anche nel futuro noi dobbiamo vivere insieme. Quindi è molto importante per noi coesistere in amicizia gli uni con gli altri. Dall’occupazione del Tibet, i Comunisti Cinesi hanno fatto una propaganda distorta sul Tibet e sulla sua gente. Di conseguenza, ci sono nella popolazione cinese poche persone che hanno una vera comprensione sui fatti del Tibet. È infatti molto difficile per loro conoscere la verità. Ci sono anche leader cinesi di estrema sinistra che dallo scorso marzo hanno fatto una diffusa propaganda con il solo scopo di creare astio tra il popolo cinese e quello tibetano. Tristemente, come risultato, si è fatta spazio nelle menti di alcuni nostri fratelli e sorelle cinesi una impressione negativa dei tibetani.

Quindi vorrei esprimere un forte desiderio affinché i nostri fratelli e sorelle cinesi non siano influenzati da questa propaganda, ma invece comprendano gli accadimenti del Tibet in modo imparziale, così che non ci siano divisioni tra di noi. I tibetani dovrebbero anche continuare a lavorare per l’amicizia con il popolo cinese.

Guardando indietro ai 50 anni dell’esilio, noi abbiamo sperimentato molti alti e bassi. Comunque sia, il fatto che la questione tibetana sia ancora aperta e che la comunità internazionale si stia interessando molto è senza dubbio un traguardo. Vista da questa prospettiva, io non ho alcun dubbio che prevarrà la giustizia per la giusta causa del Tibet, se noi continuiamo sul cammino della verità e della non violenza. Dico sempre che dobbiamo sperare per il meglio e prepararci per il peggio. Da qualsiasi punto lo guardiamo sia dalla prospettiva globale che dal contesto degli eventi in Cina, ci sono ragioni per noi che ci fanno sperare in una veloce risoluzione della questione tibetana. Ma dobbiamo anche essere preparati nel caso in cui la lotta per il Tibet si protragga per un tempo più lungo.

Da: www.repubblica.it

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Una equipe di studio…!

Oggi, basito, leggevo un articolo su un quotidiano locale, in cui Leonetti, evidentemente già in campagna elettorale, ipotizzava scenari futuri per l’aereoporto Barbieri, da tempo sottovalutato e poco utilizzato.

La soluzione, al momento, per lo scaltro politico Guidoniano, sarebbe quella di costituire un’equipe di studio del problema, per individuare soluzioni! (sic!)

Oltre la scontata e banale obiezione relativa al fatto che Leonetti, dopo trent’anni di politica sul nostro territorio, con ruoli non marginali solo ora si accorge che a Guidonia c’è un aereoporto sottovalutato, mi viene da obiettare e chiedere se, quest’alice nel Paese delle meraviglie, non si renda conto che ci sono molteplici contatti e progetti che riguardano il Barbieri e che si potrebbe perseguire la strada già tracciata ed impiegare risorse (purtroppo sempre poche!) in quella direzione e non nella costituzione di una equipe di studio del problema.

Ritengo che non ci sia proprio niente da studiare, ma semplicemente si debba agire su quel tema e su molti altri come quello!

…almeno che il prode Consigliere provinciale non voglia sperperare soldi pubblici nel finanziare a qualche “compagno” un’indagine conoscitiva del problema!

Ritengo che in un momento di crisi non sia opportuno sperperare soldi pubblici in questo modo…, ma soprattutto che i metodi delle vecchie cariatidi siano da accantonare definitivamente e si debba agire nell’interesse della collettività.

Purtroppo dimentico (sono sempre il solito ingenuo) che si è in campagna elettorale…e che ne vedremo molta di demagogia!!!

Ad maiora

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Triste…scenario!

Vi invito a leggere questo articolo de “Il Riformista” di oggi. Mi sembra, purtroppo, una ricostruzione rispondente al vero.

Ma dove sono andati tutti gli altri consensi…siamo vicini al dato dei DS. Mala tempora currunt!

906756231

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Peccato!

Purtroppo il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Prefettura avverso l’Ordinanza emessa dal TAR Lazio.
Mi sembra una decisione giuridicamente eccepibile e la cosa si desume anche dalla difficoltà di motivazione che è palese nel dispositivo.
Non vorrei che la politica si sia mossa!
Comunque accettiamo il responso e ci prepariamo per le nuove elezioni!
 

 

Sezione Sesta

 

composto dai Signori:

Pres. Claudio Varrone 

Cons. Luciano Barra Caracciolo Est.  

Cons. Domenico Cafini 

Cons. Bruno Rosario Polito  

Cons. Manfredo Atzeni 

ha pronunciato la presente

ORDINANZA

 

nella Camera di Consiglio del 24 Febbraio 2009 .

 

Visto l’art.21, u.c., della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, come modificato dalla legge 21 luglio 2000, n. 205;

 

Visto l’appello proposto da:

 

  MINISTERO DELL’INTERNO – PREFETTURA – U.T.G. DI ROMA

rappresentato e difeso da:

   AVVOCATURA GEN. STATO

con domicilio  in Roma

VIA DEI PORTOGHESI 12

 

contro

 

LIPPIELLO FILIPPO, CERRONI ALDO, DE SANTIS MAURO, GIAMMARIA PAOLO, RUGGERI PAOLO, TURILLI BENIAMINO, PIRRO FABRIZIO, LA BIANCA GIORGIO, LANCIANI BERNARDINO, LEONINO MASSIMO MURATORE ANTONIO

rappresentati e difesi da:

Avv.  ANDREA GUARINO

con domicilio  eletto in Roma

PIAZZA BORGHESE N. 3

 

e nei confronti di

 

COMUNE DI GUIDONIA MONTECELIO

rappresentato e difeso da:

Avv.  GABRIELE DI PAOLO

Avv.  SIMONA NAPOLITANO

con domicilio  eletto in Roma

VIA ANTONIO BERTOLONI. 49

 

DE MEO MARIO, SANTORIELLO FERDINANDO, MANNELLI GASPARE

non costituitisi;

 

DE VINCENZI DOMENICO,

rappresentato e difeso da:

Avv.  STEFANO CRISCI

con domicilio  eletto in Roma

VIA PARIGI 11

 

BERTUCCI MARCO, PAGANO MICHELE, DI LEO ORAZIO, GUGLIELMO SIMONE, CAVALLO ANNA ROSA, NICOLO’ CLAUDIO, CICCOTTI ANGELO, MARZANO ALESSANDRO, SASSANO STEFANO, VALERI MARIO, MAZZA ADRIANO, MARINI GIANLUIGI, RUBEIS ELIGIO, MORELLI ALBERTO, BENEDETTI ATTILIO, SPERANDIO OSVALDO

rappresentati e difesi da:

Avv.  STEFANO CRISCI

con domicilio  eletto in Roma

VIA PARIGI 11

 

per l’annullamento dell’ordinanza del TAR  LAZIO    ROMA  :Sezione  I  TER  n. 708/2009 ,

resa tra le parti, concernente

SCIOGLIMENTO CONSIGLIO COMUNALE DI GUIDONIA MONTECELIO;

Visti gli atti e documenti depositati con l’appello;

Vista l’ordinanza di accoglimento della domanda cautelare proposta in primo grado;

Visto l’atto di costituzione in giudizio di:

 

BENEDETTI ATTILIO ,   BERTUCCI MARCO ,   CAVALLO ANNA ROSA ,   CERRONI ALDO ,   CICCOTTI ANGELO ,   COMUNE DI GUIDONIA MONTECELIO ,   DE SANTIS MAURO ,   DE VINCENZI DOMENICO ,   DI LEO ORAZIO ,   GIAMMARIA PAOLO ,   GUGLIELMO SIMONE ,   LA BIANCA GIORGIO ,   LANCIANI BERNARDINO ,   LEONINO MASSIMO ,   LIPPIELLO FILIPPO ,   MARINI GIANLUIGI ,   MARZANO ALESSANDRO ,   MAZZA ADRIANO ,   MORELLI ALBERTO ,   MURATORE ANTONIO ,   NICOLO’ CLAUDIO ,   PAGANO MICHELE ,   PIRRO FABRIZIO ,   RUBEIS ELIGIO ,   RUGGERI PAOLO ,   SASSANO STEFANO ,   SPERANDIO OSVALDO ,   TURILLI BENIAMINO , VALERI MARIO

 

Udito il relatore Cons. Luciano Barra Caracciolo e uditi, altresì, per le parti l’Avv.to dello Stato Borgo, l’Avv.to Crisci e l’Avv.to Di Paolo.

 

Ritenuto che la “conferma” delle dimissioni già protocollate non configura una

nuova espressione di volontà dispositiva novativa di quella già espressa,

ma è volta al fine di più ristretto, e di ordine formale, di sanare una mera irregolarità,

essendo logico assumere quale termine ultimo per la “sanatoria” (meramente confermativa)

quello entro il quale il Consiglio dovrebbe adottare la (eventuale) deliberazione della surroga;

– ritenuto, inoltre, che la natura di mera irregolarità del difetto di autenticazione

della sottoscrizione della delega, per una parte delle dimissioni “ultra dimidium”,

non priva del requisito della contestualità il complesso delle medesime dimissioni,

che rappresentano volontà plurime ma, nella considerazione normativa,

interdipendenti ed inscindibili in funzione dell’effetto legale che, “ab origine”,

mirano a conseguire quale motivo essenziale normativamente considerato

 

P.Q.M.

 

 

 

Accoglie l’appello (Ricorso numero: 1254/2009 ) e, per l’effetto,

in riforma dell’ordinanza impugnata,  respinge  l’istanza  cautelare  proposta  in primo grado.

 

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L’addio di Veltroni… e l’errore storico e strategico dei Dalemiani!

Vi riporto un articolo del 18 Febbraio dell’ottimo Curzio Maltese… mi sembra che colga il mio stato d’animo attuale… nell’attesa di capire cosa farà il PD, ma soprattutto che fine farà!

 

L’ira dei militanti: andatevene tutti
Tutto un vertice finisce sotto processo
di CURZIO MALTESE

ROMA – “Con questo gruppo dirigente non vinceremo mai”. L’invettiva di Nanni Moretti a Piazza Navona era la più citata nel drappello di curiosi e militanti davanti alla sede del Partito Democratico, in attesa dell’ultimo atto dell’era Veltroni.

Sfilava un pezzo di nomenklatura. Fassino e Bersani, Letta e Bindi, Finocchiaro e Soro. Erano entrati la mattina da congiurati, gioviali nonostante tutto, pronti a infilare qualche altra banderillas nel corpo del capo. Sono usciti alle due, quando s’era ormai capito che “Walter faceva sul serio”, mogi e silenziosi, scansando telecamere e taccuini, spiazzati, perplessi, scongiurati. A parti invertite, Walter Veltroni è stato il solo a uscire con passo leggero, sorridente, sollevato. L’immagine di un uomo tornato libero. E dire che li aveva avvisati. “Guardate che non rimarrò a farmi infilzare. Non v’illudete, la mia fine sarà quella dell’intero gruppo dirigente”. Sembravano parole. Ma il fatto, le dimissioni, cambia il senso della profezia. Fa apparire l’estinzione vicina, quasi inevitabile.

“E’ la strategia dei lemmings” commenta lo scrittore e senatore Pd Gianrico Carofiglio, i roditori che per combattere i tempi di carestia si gettano in massa dai dirupi. Alle quattro le dimissioni sono irrevocabili e il pezzo di nomenclatura presente s’attacca al telefono per consultarsi con gli assenti: D’Alema, Rutelli, Fioroni, Marini. “E adesso, che facciamo?”. L’evento tanto atteso, evocato, programmato, le dimissioni di Veltroni, li annienta di colpo. Era tutto scritto, la batosta elettorale di giugno, la nomina di Bersani alla successione, in attesa magari di farsi venire qualche altra idea, fidando nel logoramento della maggioranza alle prese con la crisi. Un’altra strategia fallita, rovesciata in corsa al dirupo. Per giunta, fra gli applausi.

Sui siti del partito, dei giornali, delle televisioni, piovono migliaia di messaggi di elettori che ripetono, in forme più o meno colorite, la stessa richiesta: “Ora andatevene tutti”. E’ lo stesso messaggio che da mesi arriva da ogni elezioni, dal Friuli alla Sardegna. Perfino dalle primarie di Firenze, l’epicentro in tutti questi anni delle lotte fra guelfi veltroniani e ghibellini dalemiani, o viceversa se volete. Dove stravince al primo turno il candidato Matteo Renzi, 34 anni, con una campagna impostata su un attacco al giorno a Veltroni e uno a D’Alema, per mesi. I lemmings democratici sono rimasti a beccarsi fino all’orlo del precipizio, e poi giù tutti insieme.

E’ un gruppo dirigente segnato da tempo, dalla profezia di Piazza Navona. Sopravvissuto a lungo grazie all’odiato Romano Prodi e poi, per poco, grazie all’odiato Walter Veltroni. Specializzato nel segare il ramo sul quale si poggia. Un gruppo dirigente per il quale Silvio Berlusconi, a distanza di vent’anni, continua a essere un oggetto misterioso, impossibile da contrastare. “Per due mesi è stato lasciato libero di scorrazzare a caccia di voti in Sardegna, senza che il partito mettesse in campo una risposta adeguata”, hanno acutamente osservato i critici di Veltroni anche nella riunione di ieri. Sempre dopo, però, e col tono dei commentatori esterni.

“Ora si apre l’ennesimo dibattito. Inutile come i precedenti, finché i dirigenti non capiranno che una stagione, la loro, è finita. Bisogna andare, anzi correre a un ricambio generazionale”. Ha ragione Francesco Boccia, classe 1968, economista e deputato Pd. Ma con chi? Boccia è uno dei pochi scampati alla silenziosa epurazione di giovani di talento, di amministratori popolari, insomma di potenziali successori, che in questi anni ha stroncato il futuro del centrosinistra, per concludersi in bellezza con il siluramento di Riccardo Illy e Renato Soru. “Spazzati via da Berlusconi ma anche dal Pd”, come ammette lui stesso.

Alla linea di Boccia, l’avvento di una nuova generazione per generosa volontà degli attuali dirigenti, si contrappone l’esempio di Renzi. La sfida aperta dei giovani ai vecchi, l’uccisione simbolica dei padri. Qualcuno che si presenti alle primarie, l’unica soluzione ormai possibile, con l’accento del papa straniero, da fuori e contro la nomenklatura. Uno in grado di parlare una nuova lingua, capace di farsi ascoltare perfino da quel gruppo di giovani studentesse che ieri per qualche minuto ha sostato davanti alla sede del dramma, attratta dalle luci delle telecamere. Finché non hanno chiesto: “Ma che c’è là dentro?”. E alla risposta (“La sede del Pd, il vertice con Veltroni”) hanno commentato: “Ah, credevamo uno famoso”. E sono sparite in un attimo.

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Giustizia ribaltata!

Il Consiglio di Stato ieri, in poco più di un paio d’ore, ha accolto la cautelare inserita all’interno del ricorso contro l’ordinanza TAR di qualche giorno prima sospendendo la sospensiva almeno fino al 24 Febbraio data di fissazione dell’udienza vera e propria sulla sospensiva e ultimo giorno utile per inserire il Comune nelle liste dei Municipi che andranno alle urne nel 2009.

C’è ancora da aspettare, quindi,  per mettere fine ad una vicenda ormai non più politica, ma solo e squisitamente giuridica.

Tutto questo per sovvertire il voto del 2005 e non dare agli elettori di Guidonia la possibilità di giudicare loro, nel 2010, a scadenza, l’operato della Giunta Lippiello.

E, in città, c’è pure chi ha la faccia tosta di parlare di accanimento terapeutico di Lippiello! A loro dico…NON scomodiamo le cose serie.

La battagli fra il vecchio e il nuovo continua… purtroppo nelle aule di tribunale!

P.S. Il PD come al solito tace, assopito in un silenzio assordante e ostaggio di equilibri di potere autoreferenziali e colpevoli!

Ad maiora

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